Eco di nostra Signore della Consolazione
Protettrice di Reggio Calabria
Anno I, N. 1 - Ottobre 1911
Bollettino Mensile


Riproduciamo due frammenti testimoniali, tratti dagli articoli rispettivamente di Franco Cartella e di S. De Lorenzo, relativi al benvenuto ai frati, costretti ad abbandonare, in seguito alla soppressione degli Ordini religiosi, il Santuario e il convento nel 1866, a “La festa della Consolatrice”, celebrata con comprensibile sobrietà, per le disastrose post telluriche, ma con encomiabile fervore e zelo, nel solco delle lodevoli tradizioni reggine.

1911. Dopo quasi quarantacinque anni dacchè gli umili fraticelli di Francesco di Assisi lasciarono col pianto negli occhi e la tristezza nell’anima il colle sacro a Maria, vollero i disegni della Provvidenza che fossero novellamente restituiti nei loro successori là donde un giorno vennero scacciati
E tornarono: e con essi non soltanto tornano a riallacciarsi antiche e care tradizioni, ma un’aura di fresca e soave poesia torna ad aleggiare tra’ cipressi dell’ombrosa erma collina…
Certo, la vecchia chiesa e l’antico cenobio, sotto le cui volte austere, nelle cui cellette bianche e disadorne, avevano echeggiato per tanti anni, nel mezzo delle notti silenziose, nelle albe vermiglie e ne’ quieti tramonti, le lente salmodie de’ frati, non sono più che un triste ammasso di rovine. Ma che importa? Ogni pietra di quelle stesse macerie, ogni zolla di quella terra, fatta sacra dalla fede di più che quattro secoli, conservano in sé il tesoro di tante memorie che nessuna forza umana potrebbe sminuire l’affetto vivo del nostro cuore per quei luoghi consacrati a Maria e per i suoi fraticelli
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E anche quest’anno “è passata come un sogno questa cara festa del settembre, come un sogno fuggevole di felicità insperata ma ambita con tutte le forze dell’anima, che s’è goduta da noi un istante, che ha lasciato di se a noi come un’eco dolcissima riproducente le memorie del passato.
Non gli archi di trionfo, non le superbe luminarie, non i fiori pioventi dalle finestre, non gli svariati numeri di un programma attraente; ma Lei: sempre Lei nell’annerita immagine, palladio del popolo reggino, la Consolatrice, circondata di preci, di lagrime, d’indomabili speranze…”.



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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".