Il fascino di una collina: l’Eremo della Consolazione

Le pittoresche colline che formano il declivio dell’Aspromonte sono numerose e ricche di naturale fascino, anche se talvolta brulle. Non più verdeggianti come un tempo quando le piogge cadevano di frequente ed abbondanti, ma egualmente armoniose e ritmiche come una danza.
Si specchiano con grazia nelle mitiche acque dello stretto e alla mente del pellegrino destano particolari e-mozioni, fantasmagorie di civiltà del passato, che resero grande e importante questo estremo lembo d’Italia. Colline accattivanti che custodiscono gelosamente tesori di altri popoli, quasi novelle misteriose sfingi adagiate su se stesse.
Tra tutte, per ricchezza di storia, di cultura e di santità è da annoverarsi la collina dell’Eremo che sovrasta la città di Reggio Calabria e resta uno dei siti più privilegiati e panoramici di tutto il crinale dell’Aspromonte, quasi un balcone sul mare con ampia vista della Sicilia.
Alcuni Terziari Francescani, intuendo la bontà di questo luogo adatto alla contemplazione, alla preghiera e all’ascesi spirituale, decisero di formarvi una piccola comunità religiosa, quando si era ancora agli albori della Riforma Cappuccina dell’anno 1518.
Gli uomini del piccolo drappello spirituale vennero chiamati dal popolo Romiti e il luogo Eremo dove nel corso dei secoli passati trovarono adeguata risonanza le esperienze grecaniche e la spiritualità bizantina nella solitudine e nel silenzio del sito.
Venne costruita una piccola Chiesa (a Cresiola) nel verde del bosco denominata all’origine Chiesetta della Presentazione e in seguito Chiesetta della Consolazione. In Essa infatti veniva ve-nerato un piccolo quadro raffigurante la Madonna col Bambino seduta sul trono regale, incoronata da due angeli in atteggiamento di Madre di Consolazione verso i suoi figli.
In seguito giunsero in quel luogo di preghiera sette sacerdoti Cappuccini e cinque conversi, su invito dell’Arcivescovo Mons. Gerolimo Centelles, per formare una nuova comunità.
Si pensò allora - come dicono gli storici - nell’anno 1547 di riprodurre su misure più grandi il piccolo quadro della Madonna della Consolazione, facendovi dipingere ai lati le figure di S. Francesco d’Assisi e di S. Antonio di Padova.
L’incombenza venne affidata da Camillo Diano al pittore Nicolò Andrea Capriolo di Reggio.
La devozione alla Madonna nel popolo divenne via via sempre più intensa a motivo dei prodigi a Lei attributi fino ad oggi.
A conclusione del secondo millennio dell’era cristiana, come segno di gratitudine e di amore verso Colei che è la Madre dolcissima dell’umanità, si è pensato di affidare alla Città e ai devoti un cortometraggio televisivo, avente per oggetto proprio la storia della sacra effigie della Madonna della Consolazione.
Gli ultimi ed interessanti ciak del film sono stati realizzati sulla privilegiata collina dell’Eremo, che da oltre quattro secoli e mezzo continua ad essere centro di preghiera, di spiritualità e di de-vozione mariana.


La processione della Madonna della Consolazione
a Reggio Calabria


I festeggiamenti di settembre in onore della Madonna della Consolazione a Reggio Calabria hanno la loro massima espressione nella tradizionale, solennissima processione.
Essa si sviluppa in due giorni e momenti diversi: la mattina di sabato dopo l’8 settembre, il primo; il pomeriggio del martedì successivo, il secondo.
Tutto il resto, che i vari Comitati organizzatori dei festeggiamenti settembrini hanno saputo preparare, è stato sempre, ed è ancora, un bel corollario a quanto il popolo reggino sa tributare alla sua Madonna nei quattro giorni che vanno, come detto sopra, dalla mattina di sabato dopo l’8 settembre, alla sera del martedì successivo. La festa della Madonna della Consolazione, dunque, sono questi quattro giorni, ed in essi i due momenti processionali, in cui, forse anche nu-mericamente, il popolo di Reggio, al di là persino di una personale convinzione religiosa, sente il bisogno di essere presente per incontrarsi per le strade cittadine con la Madonna dell’Eremo, che dalla nascita ha imparato a considerare come parte integrante della sua vita. Senza peraltro trascurare di dire che nei quattro giorni suddetti affluisce a Reggio Calabria gente dalla Sicilia, particolarmente da Messina, che con Reggio condivide una fortissima passione mariana, e da tutti i paesi della Diocesi e dalla Provincia reggina.
Alle 8 di mattina di quell’ormai storico sabato la Basilica della Madonna all’Eremo della Consolazione è gremita fino all’inverosimile di gente, che, per tutta la notte, ha vegliato e pregato in attesa del momento magico in cui, il sacro quadrato di tavola del Capriolo, raffigurante la Madonna in trono col Bambino Gesù sorretto dalle sue braccia materne, incoronati en-trambi di aurei diademi incastonati di pietre preziose, con a fianco, in piedi, le devote figure di S. Francesco d’Assisi e S. Antonio di Padova, collocato sull’artistica Vara di bronzo e d’argento, non si muova sospinta, oltre che dalle braccia robuste dei “cento marinai”, dal grido lacerante di mille gole, di mille cuori, che grideranno per tutto il percorso, dall’Eremo al Duomo: “... e ora e sempre, evviva Maria!”. Sentirle gridare queste poche parole nel dialetto reggino, somigliano all’inno di gioia più grande e più festoso che possa mai riecheggiare nel cielo dalla Città della Fata Morgana.
Fuori della Chiesa, in tutti gli spazi, gente assiepata con gli occhi rivolti a quella porta da dove, da un momento all’altro, dovrà apparire Lei, la Madre della Consolazione. E’ gente che piange, che implora, che spera, che esulta nella beatitudine di quel momento da sempre atteso: “a scinduta do Quatru”.
E lungo la strada, non breve, che dall’Eremo porta al Parco Caserta, altre folle che aspettano, e man mano che la Vara avanza, una fiumana di teste di uomini, donne, bambini, giovani, anziani costituisce lo spettacolo più bello in una cornice di mandorli e fichi d’india, di luce e di trasparenze nel cielo settembrino a Reggio, che si specchia nelle acque glauche del mare dello stretto. E’ una colata di lava umana che scende pacifica verso il piano, quasi a far concorrenza a quella rossa dell’Etna che le colline dell’Eremo hanno di fronte.
Il fragore di mille mortaretti, per chi dovesse trovarsi lontano ad aspettare, lo avvertirebbe che ancora la processione è a S. Giovannello, il quartiere periferico di Reggio lungo il percorso che accoglie così il passaggio della Madonna.
La domenica dopo il 21 novembre, quella gente sarà sempre lì ad aspettare la Madonna che ritorna alla sua casa, pronta ad accoglierla allo stesso modo, come sta facendo adesso.
L’arrivo della Vara in fondo al Parco Caserta, al punto in cui la via Cardinale Portanova incrocia viale Amendola, prolungamento di Corso Garibaldi, è quanto di meno si possa dire di questa tradizionale, secolare processione per ciò che esprime: gioia piena di una popolazione intera, perché la sua Madonna, la Madre della Consolazione, è finalmente arrivata nel vivo della sua Città, in mezzo al suo popolo.
Ad accoglierla è l’Arcivescovo con tutti i suoi Canonici, Curiali e rappresentati del Clero Diocesano; le Autorità civili e militari e questa immensa marea di gente devota, orante e plaudente alla celeste Re-gina.
Il Superiore dei Cappuccini e i frati tutti dell’Eremo, che lì sono arrivati accompagnando il venerato Quadro nella sua discesa trionfale, lo consegnano simbolicamente al Vescovo, il quale provvederà a custodirlo per due mesi e più nella sua Cattedrale, dove i reggini, in tutto questo tempo, andranno a lodare Dio per le cose belle e grandi che nel tempo ha operato a loro favore per mezzo dell’intercessione della Vergine SS.ma della Consolazione.
Ciò che abbiamo brevemente raccontato va al di là di ciò che gli occhi possono vedere o la mente di chi non sa possa immaginare. E’ la città di Reggio che racconta uno scorcio non breve della sua storia ad imperitura memoria, perché tutti sappiano che la Madonna della Consolazione è sua Madre, Patrona e Avvocata, e in questi giorni i reggini si stringono a Lei in modo particolare, come popolo devoto e fedele.
Sono giorni in cui la fede di questa gente si esalta, ma la stessa rimane fresca, profonda ed autentica: fede in Dio Padre, che si fa Madre degli uomini anche attraverso il mistero della divina Maternità di Maria.
Sono giorni in cui questa gente racconta ai posteri la storia dei Cappuccini a Reggio, che questa immagine, essi per primi, hanno amato e venerato come custode della loro Riforma, la quale partorirà grandi figure di Religiosi, apostoli di carità e maestri di vita cristiana eroica: B. Molizzi, L. Comi, Gesualdo Malacrinò, Antonino Tripodi, alcuni tra i tanti.
Sono giorni in cui questa gente vuole così ricordare quante volte nel passato ha goduto della protezione della Madonna in tempi di carestia, di guerra, di pestilenza, di terremoti e tante altre calamità naturali.
Sono giorni in cui questa Città rinnova il suo patto alla Vergine di attenta, filiale devozione e consacrazione, sicura di essere ancora da Lei benedetta in tutte le attese della propria esistenza.
Continuerà questa processione fino a trasformare il Corso Garibaldi, arteria principale e magnifica di questa città, in un chilometrico fiume di teste ondeggianti, che si esaurisce man mano fino a quando le canne dell’organo della Cattedrale non si sostituiranno alla gola stanca degli uomini per proseguire nel canto di lode a Maria, Avvocata del popolo reggino.
P. Bernardino Gualtieri


 
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".