Il tabernacolo ligneo

Questo prezioso ciborio è attribuito a fra Ludovico da Pernocari, realizzato in collaborazione con fra Francesco da Chiaravalle, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini della Calabria, che, a suo tempo, gli era stato commissionato per la chiesa cappuccina di Fiumara di Muro.
Abbandonato il complesso conventuale, i Superiori Maggiori hanno creduto opportuno di affidarlo alla comunità cappuccina di Reggio Calabria, la quale ha deciso di destinarlo alla cappella del Santissimo Sacramento, che doveva essere realizzata, in tempi abbastanza ristretti, all’interno del nuovo Santuario.

Al momento della consegna, le condizioni strutturali del ciborio mostravano evidenti segni di generale e progressivo deterioramento, con parti mancanti, per cui bisognava provvedere ad un tempestivo recupero, ricostruendo le parti mancanti secondo il progetto originale.

La provvidenza è venuta in soccorso con la risposta pronta e generosa, alla proposta avanzata dai padri cappuccini dell’Eremo, del dirigente pro tempore dell’Istituto Frangipane di Reggio Calabria, il prof. Francesco Palmeri , eseguendo alla perfezione l’opera di recupero e di restauro del tabernacolo. “Il quale – come scrive il prof. Attilio Spanò - si pone quasi come una sorta di unicum nel contesto dei tabernacoli della provincia di Reggio-Catanzaro, presentando pochissime affinità con le altre opere similari esistenti.

Poche somiglianze si ritrovano con il tabernacolo di Reggio Calabria, parte centrale, ora, dell’Altare maggiore della chiesa conventuale di Cropani, che, pur riproponendo il tema della cupola estradossata con nervature, per il modo di concepire l’intera struttura e le decorazioni, appartiene, indiscutibilmente, ad un diverso ambiente artistico.

Infatti, al tabernacolo di Fiumara sono assolutamente estranee le decorazioni policromatiche realizzate con l’uso dell’avorio, dell’ebano e della madreperla, prediligendo, invece, l’esaltazione di una monocromia di base in cui la vibrazione coloristica è affidata solo ai due tipi di essenze lignee usate: la noce e il ciliegio.

La struttura tettonica del piccolo monumento, le cui dimensioni sono poderose, raggiungendo circa i 190 cm di altezza, ripropone lo schema della turris che si conclude in alto con una sorta di terrazza balaustrata dietro la quale svetta la cupola. La ‘torre’, composta da un basamento che ospita la custodia vera e propria, e da due piani le cui facce sono bucate da nicchie più o meno profonde e i cui angoli sono rafforzati da pesanti contrafforti davanti ai quali si pongono gruppi di colonne, si erge secondo uno schema parallelepipedo.

Tale particolare soluzione evita l’andamento piramidale dell’alzato, pur mostrando una volontà di alleggerimento verso l’alto attraverso il rimpicciolimento delle colonne e il relativo assottigliarsi delle trabeazioni. Di particolare interesse sono sia le decorazioni a tarsia, proponenti immagini legate alla passione di Cristo, che le modanature architettoniche. Queste ultime sono chiaramente legate a schemi manieristi o proto barocchi, atti alla esaltazione della pura forma a discapito delle eventuali leggi statiche basilari per qualsiasi realizzazione architettonica.

La piccola monumentale architettonica del tabernacolo, infatti, presenta una serie di volute di coronamento del piano superiore che, riprendendo lo schema del timpano spezzato, si affrontano in maniera innaturale, non lontane dalle realizzazioni fantastiche manieriste di ambito fiorentino. Tale citazione, insieme ai chiari riferimenti alle Costituzioni francescane, circa l’uso del solo legno anche per le opere di grande valore simbolico, permette di avanzare l’ipotesi di una datazione piuttosto alta per l’opera”.


L’opera di recupero e di restauro

Essa è stata esaminata, studiata, ridisegnata, negli interventi di recupero e di restauro, e portata a termine negli anni 1980-1985.

L’Istituto Statale d’Arte di Reggio Calabria, assunto l’incarico di riportare all’originale splendore monumentale questa importante opera lignea a intarsio e intaglio, ha promosso “un’indagine storica per conoscere – come si legge nella relazione –, nei limiti del possibile, l’origine del manufatto e tutte le indicazioni ad esso pertinenti.
Si è passato poi ad un attento esame dell’oggetto stesso effettuato, anche, attraverso rilievi grafici e fotografici intesi ad identificare nei minimi particolari la struttura, la morfologia e lo stato di conservazione, ed attraverso una analisi accurata dei materiali e delle tecniche adoperate.

Una volta ultimata la fase di ricognizione si è proceduto agli interventi operativi tenendo presente la necessità di salvare da ulteriori danni il tabernacolo, di consolidarlo e di ripristinarlo per le parti mancanti, ma nello stesso tempo di evitare di falsarne l’autenticità originaria con operazioni mimetizzate o arbitrarie”.

Nell’opera di recupero e di restauro “si sono adoperate le stesse essenze originarie utilizzando tecniche di assemblaggio dirette ad una pura e semplice ricostruzione dell’architettura complessiva del tabernacolo”.

Come si può vedere dalle foto, l’equipe - costituita dai docenti: Amodeo G., Cantagallo A., Cireneo A., Costantino F., Fonti M., Namia S., Nunnari L., Porchi D., Prestipino E., Putortì A., Violi D.; dagli allievi: Bambara F., Cinquini M., Foti P., Foti S., Gattuso G., Latella P. A., Lucisano V., Luvarà G., Mallamaci R., Marino A., Marra S., Scapati D., Scarfò G., Vinci A; e dal preside: prof. Francesco Palmeri – ha espresso la sua eccellente professionalità e creatività sia in fase di ricognizione che in fase di riprogettazione e di ripristinazione del pregevole manufatto, restituendo alla storia un importante tassello di grande levatura artistica .
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".