Il nuovo Santuario
di P. Giuseppe Sinopoli
Il nuovo Santuario si colloca nella scia di quelli precedenti, la cui “pietra fontale” è collocata, simbolicamente, nell’originale piccola cappella che i frati cappuccini, rispondendo alla chiamata dell’Arcivescovo Girolamo Centelles, avevano ricevuto in dono nel 1532, assieme al modesto e povero habitat ambientale, dal pio signore D. Giovanni Bernardo Mileto.
Di quella cappellina, purtroppo, gli eventi naturali, umani e storici hanno cancellato ogni traccia, compreso l’originale piccolo Quadro raffigurante la Madonna della Consolazione, di cui i figli di San Francesco d’Assisi si sono da subito perdutamente innamorati, propagando con ardente zelo la devozione, ed i frutti non sono tardati a venire.
Costruito un tempio più ampio per accogliere i fedeli, che, edificati dalla vita e dall’esempio dei primi cappuccini, aumentavano ogni giorno di numero, il benefattore D. Camillo Diano, anch’egli ammirato per tanta umiltà e premura diaconale, ha fatto ridipingere, nel 1547, il Quadro al pittore Nicolò Andrea Capriolo, in formato più grande e proporzionato al progetto della nuova chiesa, facendo aggiungere ai lati, in segno di gratitudine verso i religiosi, San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova. Il 6 gennaio del 1548 il nuovo Quadro, dopo essere stato benedetto nella Chiesa Cattedrale, dall’Arcivescovo Mons. D’Agostino, alla presenza dei Duchi Gonzaga di Monza, è stato portato processionalmente alla sua dimora abituale: la chiesa dell’Eremo.
Ma i frequenti e, a volte, devastanti terremoti, come quelli del 1638, del 1783 e quello del 1908, hanno parzialmente o quasi totalmente rovinato la chiesa, per cui si è dovuto ripetutamente ripararla o, addirittura, ricostruirla dalle fondamenta.
Nella seconda decade del XX secolo, è stato ricostruito, sulla stessa area, il Santuario, in stile romanico ma con materiale povero (legno e mattoni), articolato in tre navate e con una slanciata ed artistica facciata.
La ricostruzione doveva essere provvisoria. L’importante era eliminare, al momento, la "chiesa-baracca", angusta e assai precaria e non molto decorosa per lo svolgimento delle sacre Azioni liturgiche. L’idea di un nuovo Santuario, pertanto, che presentasse credenziali di accoglienza ed anche di monumentalità e che, quindi, fosse degna dimora della Patrona e Protettrice della Città, si stava gradualmente imponendo nelle attese prioritarie del popolo e, ancor di più, delle Autorità competenti, anche se le difficoltà sembravano ingigantirsi giorno per giorno da scoraggiare chiunque, specie con all’orizzonte la seconda guerra mondiale, i cui segni laceranti, poi, hanno brutalmente ferito la facciata del Santuario.
L’elezione alla cattedra episcopale di Reggio Calabria-Bova del trentottenne sac. Antonio Lanza, quando la diocesi stava vivendo un periodo particolarmente delicato per l’improvvisa morte del predecessore Mons. Enrico Montalbetti, ha portato una ventata di entusiasmo “primaverile” nel cuore del presbiterio e dei fedeli. Le attese non sono state deluse. Infatti a poco più di quattro anni dall’insediamento (29 giugno 1943), il giovane Prelato, dal grande animo profetico e creativo, ha fondato L’Avvenire di Calabria, organo ufficiale diocesano di interscambio culturale, sociale e religioso, e di promozione umana e professionale – a tutt’oggi attivo e diretto magistralmente da don Filippo Curatola – e, nel segno delle devozioni mariane, ha indetto la “Peregrinatio Mariae” (13 febbraio 11 aprile 1948), non solo per onorare la ricorrenza del IV Centenario del Quadro, ma anche per iniziare a sensibilizzare il popolo diocesano alla costruzione del nuovo Santuario all’Eremo, luogo privilegiato delle apparizioni della Vergine della Consolazione.
Il progetto del Santuario, che Mons. Antonio Lanza non ha potuto realizzare a causa della morte prematura, è stato ripreso e caldeggiato con coinvolgente trasporto, spirituale e umano, da Mons. Giovanni Ferro, fissando la posa della prima pietra il 7 dicembre del 1954.
La progettazione del complesso ecclesiale è stata elaborata dall’architetto Anna Sbaraccani Anastasi da Roma.
La pianta presenta una forma esagonale e si evolve in tre navate, una centrale, ampia e armonicamente convergente al Sancta Sanctorum, e due laterali, decisamente più strette, che immettono alla navata centrale e conducono rispettivamente, quella a sinistra entrando, alla Cappella del Santissimo Sacramento e , quella a destra, al Reliquario del Ven. P. Gesualdo e alla Sacrestia, come appare attualmente.
La realizzazione è stata effettuata grazie ai contributi della Legge 10/8/1950 n. 784 sui danni bellici e al generoso contributo dei fedeli che, a più riprese, come si evince dalla cronaca cappuccina, ha testimoniato il suo immenso amore devozionale alla Patrona e Protettrice.
Il 30 luglio 1965 il nuovo Santuario è stato benedetto da Sua Ecc. Mons. Giovanni Ferro, con grande concorso di popolo.
Il 18 dicembre 1965, preceduto da un triduo di preghiere, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Ferro, accompagnato dal Segretario, dal Cancelliere e dal Cerimoniere, ha proceduto, “nel novello Santuario della Madonna della Consolazione alla cerimonia solenne della proclamazione ufficiale della nuova Parrocchia intitolata alla Beata Madre della Consolazione, eretta canonicamente con Bolla Arcivescovile del 21 novembre 1965.
Nella stessa circostanza, dal Rev.mo Can. D. Antonio Lia, Segretario dello stesso Ecc.mo Arcivescovo, è stato immesso nel reale ed attuale canonico possesso della Parrocchia, il novello Parroco, Rev.mo P. Giovanni da Villa S. Giovanni, Cappuccino, già presentato dal Suo Rev.mo Padre Provinciale all’Ecc.mo Ordinario, e dopo che lo stesso, stamane, in Curia, dinanzi al Rev.mo Vicario Generale, Mons. Orazio Palamara, ha fatto la professione di Fede, il giuramento antimodernistico e il giuramento di non distrarre o alienare, ma difendere i beni della Parrocchia” (dal Verbale).
Con una cadenza temporale, abbastanza ravvicinata, possiamo notare il fervore della devozione popolare nel suo carisma provvidenziale finalizzato al completamento della struttura ecclesiale, specie in riferimento alle condizioni di luminosità e, soprattutto, all’arredo liturgico. E’ una sorta di condivisione che fa emergere un senso di appropriazione di questo luogo sacro, punto di vitale riferimento nei momenti belli e meno belli. D’altronte, come si potrebbe pensare che un luogo così caro al cuore materno di Maria, non lo fosse anche al cuore del popolo reggino? Ciò che noi indichiamo qui con le date, non sono altro che i palpiti d’amore di coloro che hanno voluto offrire un segno di riconoscenza a Colei che, in tante circostanze esistenziali, ha fatto sentire la dolce tenerezza della sua carezza consolatrice:
- il primo gennaio 1966 due bellissimi lampadari sono stati collocati ai lati del Sancta Sanctorum;
- il 15 maggio 1966 il personale del Deposito Locomotive di Reggio Calabria ha offerto alla Madonna un Harmonium per rendere più solenni le celebrazioni Liturgiche;
- nel mese di luglio, dello stesso anno, la struttura ecclesiale è stata arredata di banchi, inginocchiatoi e di appliques;
- l’8 settembre, l’Altare maggiore è stato impreziosito con due artistici candelieri, progettati dalla Sbaraccani ed eseguiti dal prof. Michele Di Raco;
- il 20 novembre, sempre dello stesso anno, l’urna contenente i resti mortali del ven. P. Gesualdo Malacrinò da Reggio Calabria è stata portata dalla Cappella del Convento dei PP. Cappuccini (ove era stata collocata dopo l’apertura della tomba nel vecchio Santuario) nel nuovo Santuario e collocata definitivamente nella nuova tomba di marmo, che si trova a destra, appena entrati dal portone principale;
- nei giorni 28-30 novembre 1966 è stato installato il sontuoso portone centrale, ornato da significative formelle, opera dello scultore Guerrisi e offerto dalla sig.ra Teresa Vilardi Delfino;
- il 5 giugno 1967 è stato benedetto l’Altare di S. Francesco, offerto dalla Sig.ra Curatola Bosurgi, con incastonato un quadro raffigurante l’Assisiate, dipinto su tavola dal Nunzio Bava, mentre al centro dell’altare spiccava il tabernacolo realizzato in bronzo, dal prof. Michele Di Raco, con scene tratte dal Cantico delle creature; completava il tutto una mezza dozzina di candelieri, anch’essi realizzati in bronzo, riproducenti simboli liturgici, opera dello scultore Panetta;
- il 21 settembre, invece, è stato benedetto l’Altare di Sant’Antonio di Padova, offerto dal dr. Giovanni Rossetti, con al centro un quadro raffigurante il santo Taumaturgo, anch’esso dipinto su tavola dal Nunzio Bava, e, appena sotto, il tabernacolo bronzeo illustrante due tra i miracoli più popolari di S. Antonio; a ridosso della parete sei candelieri, anch’essi realizzati in bronzo, riproducenti simboli liturgici, opera dello scultore Panetta.
Nel 1971, ed esattamente nei giorni 16-18 novembre, una "sinfonia di colori", come l’ha definita lo stesso artista, il cappuccino P. Ugolino da Belluno, ha conferito un ulteriore salto di qualità, favorendo nei fedeli e nei pellegrini un maggiore clima di raccoglimento e di preghiera, al sontuoso Santuario.
E, finalmente, ecco un altro significativo segno di predilezione divina: l’elevazione della chiesa dell’Eremo a Basilica Minore, proclamata nel corso di una solenne cerimonia, presenti Mons. Giovanni Ferro, il clero, i religiosi ed una moltitudine di fedeli, il 6 gennaio 1972. La petizione al Santo Padre, Papa Paolo VI, era stata inoltrata dal nostro Arcivescovo Metropolita l’8 settembre del 1971. E il 29 novembre dello stesso anno ha concesso, questo singolare privilegio – come si legge nella Bolla - “con grandissimo piacere” giudicando “opportuno di doversi dare adesione ai desideri del venerabile Fratello Giovanni Ferro, Arcivescovo reggino, il quale a nome proprio e del popolo richiese che il tempio della stessa città consacrato alla Beata Vergine Maria sotto il titolo di Madre della Consolazione fosse insignito del titolo di Basilica Minore. E con questa decisione – si legge ancora nella Bolla – ritenemmo che non solo si accresce nei cittadini e negli innumerevoli pellegrini che colà convengono il desiderio di arricchirsi in misura sempre maggiore dei doni celesti, ma che si rendono altresì i dovuti ringraziamenti ai diletti Figli dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini per l’ottimo ministero ivi prestato da tanto tempo: sono essi infatti che vigilano sull’augusta immagine della Madre di Cristo e La propongono alle folle cristiane, affinché sia venerata con fervoroso culto”.
Il nuovo Santuario si colloca nella scia di quelli precedenti, la cui “pietra fontale” è collocata, simbolicamente, nell’originale piccola cappella che i frati cappuccini, rispondendo alla chiamata dell’Arcivescovo Girolamo Centelles, avevano ricevuto in dono nel 1532, assieme al modesto e povero habitat ambientale, dal pio signore D. Giovanni Bernardo Mileto.
Di quella cappellina, purtroppo, gli eventi naturali, umani e storici hanno cancellato ogni traccia, compreso l’originale piccolo Quadro raffigurante la Madonna della Consolazione, di cui i figli di San Francesco d’Assisi si sono da subito perdutamente innamorati, propagando con ardente zelo la devozione, ed i frutti non sono tardati a venire.
Costruito un tempio più ampio per accogliere i fedeli, che, edificati dalla vita e dall’esempio dei primi cappuccini, aumentavano ogni giorno di numero, il benefattore D. Camillo Diano, anch’egli ammirato per tanta umiltà e premura diaconale, ha fatto ridipingere, nel 1547, il Quadro al pittore Nicolò Andrea Capriolo, in formato più grande e proporzionato al progetto della nuova chiesa, facendo aggiungere ai lati, in segno di gratitudine verso i religiosi, San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio da Padova. Il 6 gennaio del 1548 il nuovo Quadro, dopo essere stato benedetto nella Chiesa Cattedrale, dall’Arcivescovo Mons. D’Agostino, alla presenza dei Duchi Gonzaga di Monza, è stato portato processionalmente alla sua dimora abituale: la chiesa dell’Eremo.
Ma i frequenti e, a volte, devastanti terremoti, come quelli del 1638, del 1783 e quello del 1908, hanno parzialmente o quasi totalmente rovinato la chiesa, per cui si è dovuto ripetutamente ripararla o, addirittura, ricostruirla dalle fondamenta.
Nella seconda decade del XX secolo, è stato ricostruito, sulla stessa area, il Santuario, in stile romanico ma con materiale povero (legno e mattoni), articolato in tre navate e con una slanciata ed artistica facciata.
La ricostruzione doveva essere provvisoria. L’importante era eliminare, al momento, la "chiesa-baracca", angusta e assai precaria e non molto decorosa per lo svolgimento delle sacre Azioni liturgiche. L’idea di un nuovo Santuario, pertanto, che presentasse credenziali di accoglienza ed anche di monumentalità e che, quindi, fosse degna dimora della Patrona e Protettrice della Città, si stava gradualmente imponendo nelle attese prioritarie del popolo e, ancor di più, delle Autorità competenti, anche se le difficoltà sembravano ingigantirsi giorno per giorno da scoraggiare chiunque, specie con all’orizzonte la seconda guerra mondiale, i cui segni laceranti, poi, hanno brutalmente ferito la facciata del Santuario.
L’elezione alla cattedra episcopale di Reggio Calabria-Bova del trentottenne sac. Antonio Lanza, quando la diocesi stava vivendo un periodo particolarmente delicato per l’improvvisa morte del predecessore Mons. Enrico Montalbetti, ha portato una ventata di entusiasmo “primaverile” nel cuore del presbiterio e dei fedeli. Le attese non sono state deluse. Infatti a poco più di quattro anni dall’insediamento (29 giugno 1943), il giovane Prelato, dal grande animo profetico e creativo, ha fondato L’Avvenire di Calabria, organo ufficiale diocesano di interscambio culturale, sociale e religioso, e di promozione umana e professionale – a tutt’oggi attivo e diretto magistralmente da don Filippo Curatola – e, nel segno delle devozioni mariane, ha indetto la “Peregrinatio Mariae” (13 febbraio 11 aprile 1948), non solo per onorare la ricorrenza del IV Centenario del Quadro, ma anche per iniziare a sensibilizzare il popolo diocesano alla costruzione del nuovo Santuario all’Eremo, luogo privilegiato delle apparizioni della Vergine della Consolazione.
Il progetto del Santuario, che Mons. Antonio Lanza non ha potuto realizzare a causa della morte prematura, è stato ripreso e caldeggiato con coinvolgente trasporto, spirituale e umano, da Mons. Giovanni Ferro, fissando la posa della prima pietra il 7 dicembre del 1954.
La progettazione del complesso ecclesiale è stata elaborata dall’architetto Anna Sbaraccani Anastasi da Roma.
La pianta presenta una forma esagonale e si evolve in tre navate, una centrale, ampia e armonicamente convergente al Sancta Sanctorum, e due laterali, decisamente più strette, che immettono alla navata centrale e conducono rispettivamente, quella a sinistra entrando, alla Cappella del Santissimo Sacramento e , quella a destra, al Reliquario del Ven. P. Gesualdo e alla Sacrestia, come appare attualmente.
La realizzazione è stata effettuata grazie ai contributi della Legge 10/8/1950 n. 784 sui danni bellici e al generoso contributo dei fedeli che, a più riprese, come si evince dalla cronaca cappuccina, ha testimoniato il suo immenso amore devozionale alla Patrona e Protettrice.
Il 30 luglio 1965 il nuovo Santuario è stato benedetto da Sua Ecc. Mons. Giovanni Ferro, con grande concorso di popolo.
Il 18 dicembre 1965, preceduto da un triduo di preghiere, Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giovanni Ferro, accompagnato dal Segretario, dal Cancelliere e dal Cerimoniere, ha proceduto, “nel novello Santuario della Madonna della Consolazione alla cerimonia solenne della proclamazione ufficiale della nuova Parrocchia intitolata alla Beata Madre della Consolazione, eretta canonicamente con Bolla Arcivescovile del 21 novembre 1965.
Nella stessa circostanza, dal Rev.mo Can. D. Antonio Lia, Segretario dello stesso Ecc.mo Arcivescovo, è stato immesso nel reale ed attuale canonico possesso della Parrocchia, il novello Parroco, Rev.mo P. Giovanni da Villa S. Giovanni, Cappuccino, già presentato dal Suo Rev.mo Padre Provinciale all’Ecc.mo Ordinario, e dopo che lo stesso, stamane, in Curia, dinanzi al Rev.mo Vicario Generale, Mons. Orazio Palamara, ha fatto la professione di Fede, il giuramento antimodernistico e il giuramento di non distrarre o alienare, ma difendere i beni della Parrocchia” (dal Verbale).
Con una cadenza temporale, abbastanza ravvicinata, possiamo notare il fervore della devozione popolare nel suo carisma provvidenziale finalizzato al completamento della struttura ecclesiale, specie in riferimento alle condizioni di luminosità e, soprattutto, all’arredo liturgico. E’ una sorta di condivisione che fa emergere un senso di appropriazione di questo luogo sacro, punto di vitale riferimento nei momenti belli e meno belli. D’altronte, come si potrebbe pensare che un luogo così caro al cuore materno di Maria, non lo fosse anche al cuore del popolo reggino? Ciò che noi indichiamo qui con le date, non sono altro che i palpiti d’amore di coloro che hanno voluto offrire un segno di riconoscenza a Colei che, in tante circostanze esistenziali, ha fatto sentire la dolce tenerezza della sua carezza consolatrice:
- il primo gennaio 1966 due bellissimi lampadari sono stati collocati ai lati del Sancta Sanctorum;
- il 15 maggio 1966 il personale del Deposito Locomotive di Reggio Calabria ha offerto alla Madonna un Harmonium per rendere più solenni le celebrazioni Liturgiche;
- nel mese di luglio, dello stesso anno, la struttura ecclesiale è stata arredata di banchi, inginocchiatoi e di appliques;
- l’8 settembre, l’Altare maggiore è stato impreziosito con due artistici candelieri, progettati dalla Sbaraccani ed eseguiti dal prof. Michele Di Raco;
- il 20 novembre, sempre dello stesso anno, l’urna contenente i resti mortali del ven. P. Gesualdo Malacrinò da Reggio Calabria è stata portata dalla Cappella del Convento dei PP. Cappuccini (ove era stata collocata dopo l’apertura della tomba nel vecchio Santuario) nel nuovo Santuario e collocata definitivamente nella nuova tomba di marmo, che si trova a destra, appena entrati dal portone principale;
- nei giorni 28-30 novembre 1966 è stato installato il sontuoso portone centrale, ornato da significative formelle, opera dello scultore Guerrisi e offerto dalla sig.ra Teresa Vilardi Delfino;
- il 5 giugno 1967 è stato benedetto l’Altare di S. Francesco, offerto dalla Sig.ra Curatola Bosurgi, con incastonato un quadro raffigurante l’Assisiate, dipinto su tavola dal Nunzio Bava, mentre al centro dell’altare spiccava il tabernacolo realizzato in bronzo, dal prof. Michele Di Raco, con scene tratte dal Cantico delle creature; completava il tutto una mezza dozzina di candelieri, anch’essi realizzati in bronzo, riproducenti simboli liturgici, opera dello scultore Panetta;
- il 21 settembre, invece, è stato benedetto l’Altare di Sant’Antonio di Padova, offerto dal dr. Giovanni Rossetti, con al centro un quadro raffigurante il santo Taumaturgo, anch’esso dipinto su tavola dal Nunzio Bava, e, appena sotto, il tabernacolo bronzeo illustrante due tra i miracoli più popolari di S. Antonio; a ridosso della parete sei candelieri, anch’essi realizzati in bronzo, riproducenti simboli liturgici, opera dello scultore Panetta.
Nel 1971, ed esattamente nei giorni 16-18 novembre, una "sinfonia di colori", come l’ha definita lo stesso artista, il cappuccino P. Ugolino da Belluno, ha conferito un ulteriore salto di qualità, favorendo nei fedeli e nei pellegrini un maggiore clima di raccoglimento e di preghiera, al sontuoso Santuario.
E, finalmente, ecco un altro significativo segno di predilezione divina: l’elevazione della chiesa dell’Eremo a Basilica Minore, proclamata nel corso di una solenne cerimonia, presenti Mons. Giovanni Ferro, il clero, i religiosi ed una moltitudine di fedeli, il 6 gennaio 1972. La petizione al Santo Padre, Papa Paolo VI, era stata inoltrata dal nostro Arcivescovo Metropolita l’8 settembre del 1971. E il 29 novembre dello stesso anno ha concesso, questo singolare privilegio – come si legge nella Bolla - “con grandissimo piacere” giudicando “opportuno di doversi dare adesione ai desideri del venerabile Fratello Giovanni Ferro, Arcivescovo reggino, il quale a nome proprio e del popolo richiese che il tempio della stessa città consacrato alla Beata Vergine Maria sotto il titolo di Madre della Consolazione fosse insignito del titolo di Basilica Minore. E con questa decisione – si legge ancora nella Bolla – ritenemmo che non solo si accresce nei cittadini e negli innumerevoli pellegrini che colà convengono il desiderio di arricchirsi in misura sempre maggiore dei doni celesti, ma che si rendono altresì i dovuti ringraziamenti ai diletti Figli dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini per l’ottimo ministero ivi prestato da tanto tempo: sono essi infatti che vigilano sull’augusta immagine della Madre di Cristo e La propongono alle folle cristiane, affinché sia venerata con fervoroso culto”.
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".