Sopra Reggio di Calabria
Memorie storiche
di P. Arcangelo Calì da Taormina
"Bella e rinomatissima è l’antica città di Reggio nelle Calabrie, ed in tutta Italia non àvvi una terra più amena e ridente. Sita alle sponde del mare, tiene a tergo colline e montagne, e di un guardo contempla un cielo purissimo e sereno che la sovrasta, lo stretto del Faro, che come immenso fiume le scorre sotto le pinate, quando la fronteggia la bella Sicilia dalle riviere incantate e dai monti di fuoco. Chi dimora all’opposta riva, si ricrea di pace celestiale al contemplarla quando albeggia, o tramonta il sole. Assiste alla scena più sublime, che all’occhio dei mortali possa offrire la bella e variata natura… Splendente di sole e di stelle, ricca di gigli e fiori, addolcita dagli effluvi di bergamotti, aranci e pomieri, armoniosa di aure e d’ispirazioni feconda, Reggio, la città della fata morgana, è la terra del genio, il parnaso dei poeti, la patria delle scienze, delle lettere e delle arti gentili.
Chi si addentra nella sua storia, s’incontra di un tratto in tale schiera di eroi, che mai simili nelle città più famose. In Reggio fiorirono Giorgia da Reggio, Ippi, Lico, e Glauco, filosofi della setta Pittagorica; Cleonimo e Cleomene, poeti; Androdamo, Helicaone, Aristocrate, Teocle e Pitio, famosi legislatori. Ed in Reggio nacque Ippocrate, celebre in astronomia e geometria, e per poco inferiore ad Archimede di Siracusa; là ebbe i natali Niccolò da Reggio, che visse sotto il governo degli Angioini in Napoli; là finalmente, per non dire degli atrli, ebbe culla Girolamo Tagliavia, che, prima di Copernico, come ad una voce affermano Tommaso Cornelio, il Signorelli ed il Navarra, insegnò il sistema planetario del movimento della terra intorno al sole. Anzi il Cornelio afferma che gli scritti del Tagliavia, dopo la sua morte, pervennero nelle mani di Copernico, scrivendo: Fama est, Hieronymum Tallaviam calabrum plurima secum animo agitasse, et nonnulla etiam de hoc systemate praescripsisse, et illius tandem fato praerepti scripta, adversa fortuna, in manus Copernici pervenisse.
A nord-est della città, alle falde dei monti appennini, lungo il torrente Caserta, e più propriamente sotto il picciol pago della Botte, alla distanza di due miglia incirca, sorge il celebre Santuario di nostra Signora, al bel titolo della Consolazione. Nei tempi antichi, bisogna dirlo, arenoso ed infecondo natura mostrava il suolo, e quasi diserta e selvaggia era la intiera vallata. Nei tempi moderni tuttavia, mercè l’industre pazienza dei cenobiti, è sì fecondo e ricco di ogni maniera piantagioni, da superare qualsivoglia contrasto. Fatto importantissimo a considerarsi, per far comprendere ai nemici dei cappuccini e delle cocolle, che nella solitudine del chiostro, oltre della scienza e della virtù, alberga l’industria e il lavoro, e che l’Europa è debitrice al monachesimo ed alle fraterie per il progresso delle scienze e fiori mento della civiltà. Chè i monaci, scriveva il Gioberti, diboscarono i deserti, in arginarono i fiumi, costruirono dei ponti, stagnarono le paludi, come trascrissero i vecchi libri e conservarono i monumenti di ogni letteratura. E i monaci eziandio, per testimonianza del Denina, migliorarono l’agricoltura e il commercio, ed essi furono che impartirono l’istruzione elementare al popolo, e ne addolcirono i feroci costumi.
Accanto al Santuario è il magnifico Convento del Serafico Ordine dei Cappuccini, dalla santità e povertà della vita, dallo zelo della predicazione e carità nelle pesti, dalla divozione tenerissima alla celeste Regina. Di ogni intorno circondato di mura, bello e freschissimo è il giardino di aranci e limoni, di pomieri e pergolati e di ogni sorta di piantagioni, dove la mano del figlio di S. Francesco vi lavorava con assiduità e ineffabile premura, e sforzava sinanco le pietre a germogliare fiori per ornare l’altare di Maria, e raccoglieva saporitissime frutta per rallegrare la frugal mensa dei confratelli.
A ridosso del Santuario e del Convento vedi una pittoresca selvetta la quale, ombreggiata da maestosi roveri e melanconici cipressi, ti dona un che dell’ultramondiale e sovrumano, in quella ti empie l’anima di santa mestizia e cristiana speranza. Dal seno squarciato della rupe, a vari filetti sgorga un ruscelletto di acqua freschissima, la quale, raccolta in povera e modesta fonte, è di avanzo ai bisogni del monastero e della circonvicina gente. Sublime spettacolo!
Da quivi volgendo innanzi lo sguardo, t’incontri nella scena più sublime dell’universo, e con Giacomo Leopardi potrai dire:
‘Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi e quindi il monte”.
Chè un panorama, mai più veduto, ti si spiega d’innanzi e di un guardo contempli le amene colline di Reggio, le sue incantate riviere, gli orti suoi deliziosissimi, e di altra parte le acque dello Stretto, che muovendo dal Faro bagnano la costa orientale della Sicilia. E’ qui il genio dell’arte e della poesia, l’Alvernia ed il monte di Greccio, che ispiravano la grande anima di Francesco di Assisi, quando dettava quei sovrani versi di fuoco e di amore. Qui, per tacere degli altri, s’ispirava il Cappuccino poeta di Reggio, che visse due secoli addietro, Ignazio Cumbo, e, cantando di sublime e mesta poesia, la bellezza e la pace del suo Convento, diceva:
‘Le colombe e le tortore gementi
M’esortano a versar divoti pianti;
Degli usignoli i musicali accenti
M’invitano a temprar sagrati canti;
Degli altri augei gli armonici concenti,
M’invogliano a compor concerti santi;
Il silenzio m’astringe a contemplare,
E delle aure i sospiri a sospirare’”.
Capitolo 1 – La città di Reggio – Il Santuario e il Convento della Consolazione – Gli antichi anacoreti – La riforma cappuccina
Capitolo 2 – Ludovico Comi – I cappuccini sopra i monti di Reggio – il nuovo Convento vicino alla città
Capitolo 3 – Il Quadro della Madonna – La pestilenza e tre vittime dei cappuccini – Il frate Antonino Tripodi – Il Patrocinio della Madona
Capitolo 4 – Uno sguardo indietro – Le orde dei barbari a Reggio – Scipione Cicala
Capitolo 5 – Due cappuccini innanti a Sinam Bassà – La fuga misteriosa – il nuovo Convento – Il morbo incognito e la prima processione al Santuario
Capitolo 6 – Il voto della gratitudine – la nuova pestilenza – Doni al Santuario ed al Convento – Messina e Reggio nella carestia del 1672
Capitolo 7 – Miracoli della Madonna della Consolazione – La festa dell’incoronazione – L’ultima pestilenza e i cappuccini
Capitolo 8 – La soppressione dei cappuccini sotto Napoleone primo – Privilegi del Santuario – Uomini illustri - Indice
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".