Cappella "Casa di S. Marta"
(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVI, n. 093, 22/04/2016)
Il cristiano, «uomo di speranza», sa e testimonia che «Gesù è vivo» ed «è fra noi», che Gesù prega il Padre «per ognuno di noi» e che «tornerà». Nella messa celebrata a Santa Marta venerdì 22 aprile, Papa Francesco ha così sintetizzato il rapporto tra ogni credente e Gesù risorto. Prendendo spunto dalla liturgia del giorno, il Pontefice ha fatto emergere tre «dimensioni» fondamentali della vita cristiana: l’«annuncio», l’«intercessione» e la «speranza».
Innanzitutto l’annuncio. Come si legge anche nel brano degli Atti degli apostoli (13, 26-33), l’annuncio è sostanzialmente «la testimonianza che danno gli apostoli della resurrezione di Gesù». Così Paolo in sinagoga afferma: «Dopo avere adempiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce, lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha resuscitato dai morti ed egli è apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono testimoni di lui davanti al popolo». Quindi, ha sintetizzato il Pontefice, «l’annuncio è: Gesù è morto ed è risorto per noi, per la nostra salvezza. Gesù è vivo!». Ed è quanto i primi discepoli hanno tramandato «ai giudei e ai pagani del loro tempo» e hanno «testimoniato anche con la loro vita, con il loro sangue».
Quando a Giovanni e Pietro, ha continuato il Papa, fu proibito di annunciare il nome di Gesù e di parlare della resurrezione, «loro con tutto il coraggio, con tutta la semplicità dicevano: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”». Infatti «noi cristiani per la fede abbiamo lo Spirito Santo dentro di noi, che ci fa vedere e ascoltare la verità su Gesù, che è morto per i nostri peccati ed è risorto». Questo, dunque, «è l’annuncio della vita cristiana: Cristo è vivo! Cristo è risorto! Cristo è fra noi nella comunità, ci accompagna nel cammino». E nonostante la «fatica» che a volte facciamo nel comprendere, «una delle dimensioni della vita cristiana» è proprio questa, l’annuncio. Lo capiamo bene dal passo della Scrittura dove si legge che Giovanni affermò: «Quello che noi abbiamo visto con i nostri occhi, quello che noi abbiamo udito, quello che noi abbiamo toccato con le nostre mani...». Come a dire: «Cristo risorto è una realtà e io do testimonianza di questo».
La seconda parola chiave proposta dal Pontefice è l’«intercessione». Lo spunto questa volta viene dal vangelo di Giovanni (14, 1-6). Durante la cena del Giovedì santo, infatti, gli apostoli erano tristi, e Gesù disse: «Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Vado a prepararvi un posto». Francesco si è soffermato su questo passo e ha chiesto: «Cosa vuol dire questo? Come prepara il posto Gesù?». Immediata la risposta: «Con la sua preghiera per ognuno di noi: Gesù prega per noi e questa è l’intercessione». È importante, infatti, sapere che «Gesù lavora in questo momento con la sua preghiera per noi». Ha spiegato il Papa: così come una volta Gesù, prima della passione, ha detto: «Pietro io ho pregato per te», così «adesso Gesù è l’intercessore fra il Padre e noi».
Ma, a questo punto, viene da chiedersi: «E come prega Gesù?». Quella di Francesco è stata una risposta del tutto «personale» — «una cosa mia», ha specificato, «non è un dogma della Chiesa» — e coinvolgente: «Io credo che Gesù faccia vedere le piaghe al Padre, perché le piaghe se le è portate con sé, dopo la resurrezione: fa vedere le piaghe al Padre e nomina ognuno di noi». Secondo il Pontefice, si può immaginare così la preghiera di Gesù. E il cristiano è animato da questa consapevolezza: «in questo momento Gesù intercede per noi».
Infine, la terza dimensione: quella della speranza. È ancora il vangelo del giorno che la offre alla meditazione. Gesù dice: «Vado a prepararvi un posto» e aggiunge: «Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi». Ecco la speranza del cristiano. Gesù dice: «Io verrò!». Ha spiegato il Papa: «Il cristiano è una donna, è un uomo di speranza» proprio perché «spera che il Signore torni». A tale riguardo, ha aggiunto il Pontefice, «è bello» notare «come incomincia e come finisce la Bibbia». All’inizio si legge: «Nel principio...», cioè «quando incominciarono le cose». E l’Apocalisse termina «con la preghiera: “Vieni Signore Gesù». Tutta la Chiesa, infatti, «è in attesa della venuta di Gesù: Gesù tornerà». Questa, ha detto il Pontefice, «è la speranza cristiana».
Perciò, ha concluso il Papa sintetizzando la sua meditazione, ognuno può domandarsi: «Com’è l’annuncio nella mia vita? Com’è il mio rapporto con Gesù che intercede per me? E com’è la mia speranza? Ci credo davvero che il Signore è risorto? Credo che prega il Padre per me?»; e infine: «Credo davvero che il Signore tornerà». In altre parole: «Credo nell’annuncio? Credo nell’intercessione? Sono un uomo o una donna di speranza?».
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