Visione della matematica e problemi di metodo in Padre Gesualdo Malacrinò
di L. Maierù

Il titolo del manoscritto gesualdiano, preso in esame dallo specialista prof. Luigi Maierù, è Philosophicae justa Veterum, ac Recentiorum placida concinnatae. Tomus primus. Mathematicam complectens, Logicam et Methaphysicam. R. An. 172. Esso si colloca con autorevolezza nell’ambito della storia delle scienze matematiche, sia per l’ampliamento dei contenuti, che l’allora giovane e sconosciuto autore-insegnante propone, e sia per l’innovazione metodologico-didatttica.
Il prof. Maierù, nell’ambito delle sue ricerche documentali settecentesche, lo ha enucleato, analizzato e presentato, il 19 marzo 1991, nel corso della Settimana della Cultura Scientifica, tenuta a Napoli, nella sezione “Testimonianze Matematiche a Napoli”.

Come già si evince dal titolo (del manoscritto) – esordisce il prof. Maierù – la parte matematica del primo tomo è introduttoria a tutto il corso di filosofia. L’autore è un giovane frate dei Cappuccini della Provincia Religiosa di Reggio Calabria, P. GESUALDO MALACRINO’ da Reggio Calabria, vissuto fra il 1725 e il 1803. Entrato nell’Ordine dei Cappuccini, nel 1748 (a 23) viene nominato “lettore” di filosofia e teologia, con l’impegno di “fare lezione” ai giovani frati che si avviano ad essere sacerdoti. Sarà lettore fino all’anno 1753, cioè solo per cinque anni. Non lo sarà più per lunghi anni; riprenderà ad insegnare verso la fine della sua vita. Il manoscritto è frutto dell’attività magisteriale di quei cinque anni: pensato, elaborato in questi anni, avrà la stesura definitiva nel 1762. Esso è scritto in un latino curato e scorrevole e con una grafia molto lineare.
Al presente non si conosce quale sia stato l’iter formativo dell’autore del manoscritto. La consueta formazione che si riceveva nell’Ordine (si iniziava con lo studio della filosofia per, quindi, proseguire con quello della teologia) non motiva la profonda, seria, consapevole, meditata formazione che emerge dal manoscritto e che, a mio giudizio, ha consentito a P. Gesualdo di fare alcune operazioni “culturali” relative al “metodo” e ai contenuti presentati. E’, allora, da ipotizzare che prima dell’ingresso nell’Ordine sia stato alla scuola di provetti maestri che, nella Reggio Calabria di quel tempo, ne hanno curato la prima e così ben strutturata formazione. Nella dedica
Ad Lectorem, premessa a tutto il primo tomo, l’autore esplicitamente fa riferimento solo a D. Domenico Barilla, suo grandissimo amico, quando dice al lettore di aver preso molto dai suoi libri e da quelli di molti altri autori, oltre ad aver aggiunto molte cose “proprie”.


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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".