I Manoscritti di Padre Gesualdo


I manoscritti di Padre Gesualdo si propongono come una miniera preziosa del racconto biografico, non solo per la testimonianza del suo mondo interiore e del suo servizio culturale, religioso e sacerdotale, ma anche per le informazioni autobiografiche, che si possono cogliere nelle varie opere e nella ricca corrispondenza epistolare.
I manoscritti si custodiscono nell’Archivio della Provincia dei Frati Minori Cappuccini di Calabria e, ad eccezione di poche sezioni, alcune più danneggiate ed altre meno a causa della qualità della carta, del tasso di umidità e dell’aggressione dei tarli, evidenziano un quasi perfetto stato di conservazione.
La calligrafia, pur se non di rado in forma assai minuta, non presenta generalmente difficoltà di lettura, per cui può essere consultata senza notevoli disagi.
Lo stile è semplice e chiaro, deciso e qualche volta severo, ma sempre umile e caritatevole, in perfetta sintonia con il suo carisma personale.
Ne proponiamo alcuni, fiduciosi di stimolare la curiosità e insieme l’interesse, perchè questo inestimabile tesoro possa finalmente essere riscoperto ed apprezzato per i suoi contenuti ancora oggi, in parte considerevole, molto attuali, sia a livello culturale ed etico che a livello pedagogico e spirituale.
 
 

P. Giuseppe Sinopoli

"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".