Opuscolo I: Manuale de’ Frati Minori

L’Opuscolo Primo, in cui “si espongono in ristretto gli obblighi dei Frati Minori”, ha per tema “Manuale di Frati Minori” e si sviluppa in undici capitoli, ognuno dei quali è suddiviso in articoli ben strutturati (con a fianco la spiegazione ricca di citazioni e riferimenti scientifici), compreso l’undicesimo capitolo, sebbene abbia per titolo "Conclusione".
La composizione di detto Manuale risale al febbraio 1762.
Ecco l’indice:

Prefazione
Cap.   1 -  Perfezione  (IX articoli)
Cap.   2 -  Voti (VIII articoli)
Cap.   3 -  Voti de’ Frati Minori  (X articoli)
Cap.   4 -  Regola e Statuti  (VIII articoli) 
Cap.   5 -  Ubbidienza  (VIII articoli)
Cap.   6 -  Castità  (VI articoli)
Cap.   7 -  Povertà  (XV articoli)
Cap.   8 -  Vita commune  (XII articoli)
Cap.   9 -  Prelati  (XII articoli)
Cap. 10 -  Sudditi  (VII articoli)
Cap. 11 -  Conclusione  (IV articoli)

Alcune frasi salienti scritte da padre Gesualdo nell’opera:

La perfezione
*  Lo stato religioso è l’istessa cosa, che uno stato di perfezione.
*  La perfezione tutta consiste nella carità, cioè in acquistarsi una unione,
    ed un amore  con Dio, che sia perfetto.
*  La carità allor si dice perfetta quando i nostri affetti non amano altro che Dio,
    cioè quando totalmente son rivolti a Dio.
*  Ai Religiosi però non basta tal carità, ma devono essi procurarsi la perfezione
    d’essa carità
*  Questa perfezione si procura rimovendo da noi quelle cose che c’impediscono
    di darci totalmente col nostro cuore a Dio. Lo che si fa escludendo dal nostro
    affetto non solo ogni cosa, ch’è contraria alla carità, come sono i peccati; ma
    escludendo ancora ogni cosa ch’è d’impedimento ad essa carità, cioè che ritarda
    l’affetto di nostra mente d’indirizzarsi totalmente a Dio.
*  I precetti son quelli che servono a levar via le cose contrarie alla carità
    e i consigli poi servono a levar via anche gli impedimenti degli atti d’essa carità.
    Sicché chi osserva solo i precetti, cioè chi si guarda sol dai peccati: ha costui
    della carità l’infimo grado quale è a tutti de necessitate salutis, e consiste
    nell’amar Dio sopra ogni cosa. Ma chi non contento de’ precetti osserva
    anche i consigli; cioè chi non sol si guarda de’ peccati, ma pur si astiene
    da molte cose lecite, acciocché spedito e libero da ogni altra cura s’unisca
    interamente a Dio: costui s’incammina ad aver della carità il grado migliore.

I voti
*  Le cose che impediscono la perfezione della carità sono le occupazioni,
    e sollecitudini del secolo; ed altresì l’amore alle creature, o sia la cupidigia.
*  Chiunque aspira alla carità perfetta da tutti questi imbarazzi ha da sbrigarsene:
    ut ei placeat cui se probavit; giacché se il peccato distrugge la carità, gl’intrighi
    terreni ve la distruggono.
*  Gl’intrighi terreni, o sia le sollecitudini del secolo si riducono a tre:
    all’amministrazione della roba, alla cura della casa, al governo di se medesimo.
*  Ma col fare i voti si sgrava l’Uomo tutto in un colpo da questi secolari imbarazzi;
    così nè roba ha da pensare più, ne alla cura d’altri, ne al governo di stesso;
    giacché col voto d’ubbidienza ci mettiamo in mano d’un altro cioè del Prelato
    ad esser governati.
*  Questi tre voti (ubbidienza, castità e povertà) tolgono altresì alla cupidigia quei tre
    massimi suoi fomenti, chiamati per ciò massimi impedimenti della carità:
    cioè la roba, il diletto, la propria volontà. Con che viene l’Uomo a far di se,
    e delle cose sue un intero olocausto a Dio, dando a lui ogni bene, che ha,
    e che può avere: cioè dando a lui, e la roba, e il corpo e l’anima.
*  Se nel battesimo, muore l’uomo al peccato: nella religione muore anche al secolo.

L’ubbidienza
*  Questo è il voto più nobile, e più sostanziale; sì perché con esso si offerisce
    a Dio il meglio che abbiamo, cioè l’anima; sì perché esso sotto se tiene gli altri voti;
    sì perché riguarda gli atti più nobili cioè più vicini al fine della Religione, qual’è la carità,
    e l’unione con Dio. Con questo voto si sgrava l’Uomo da ogni sollecitudine di se
    stesso, e si consegna, e si rilascia tutto alla direzione altrui, cioè al Prelato, il quale
    ha da regolare in tutto la nostra vita secondo richiede la perfezione del proprio Stato.
    E perché la perfezione del nostro Stato è assai sublime; perciò a differenza degli altri
    Religiosi, il voto che facciamo noi d’Ubbidienza è senza limiti; e senza riserva
    dobbiamo qual cieco colla sua guida rilasciarci in tutto alla direzione de’Prelati.
*  Vi raccomando la solitudine, e la lontananza dagli intrighi del secolo, e da’ agi secolari.
    Inoltre il rispetto a’ Prelati, la carità co’ bisognosi, l’ospitalità co’ poveri, e forastieri,
    la modestia anche nelle ricreazioni. Di più di non ambire, non litigare, non far ricorsi
    indebiti, non pungere altrui, non gir vagando, ma comporre la vostra vita co’ quella
    del Serafico Padre, e secondo i documenti lasciati a noi da San Bonaventura, e le
    Ordinazioni de’ nostri Antichi Padri, che da voi a tal fine si debbono leggere.

La castità
*  Con questo voto si consacra a Dio il nostro corpo; acciocché l’anima non impedita,
    nè tirata da altri piaceri, possa con tutto l’impeto de’ suoi affetti unirsi perfettamente
    al Sommo Bene.
*  E perché il senzo in questo particolare è forte assai a trascinarsi seco l’anima,
    per ciò in ajuto dell’anima in sì pericoloso, e difficil contrasto gli vengono somministrati
    dalla Regola, e dalla Religione parecchj mezzi tutti importanti, e di molto efficaci
    qualor s’adoperano.
    Questi mezzi sono i digiuni prescritti dalla regola, e costumati nella Religione,
    sono le discipline, la nudità ne’ piedi, la rigidità nelle vesti, la temperanza nel bere,
    le veglie nella notte, la scomodità nel dormire, e ogni altra simile austerità.
    A questo s’aggiunge la cosa più importante in tali materie, ed è la fuga generosa
    di tutte le occasjoni.

La povertà
*  La povertà è il primo fondamento della perfezione; poiché spogliando l’uomo
    d’ogni cosa mondana, viene con ciò a slanciarlo di tutto peso in Dio: mentre chi
    non ha roba non si cura d’amarla.
    Su tal fondamento volle principalmente fondare il suo Ordine S. Francesco: in guisa
    che se questo fondamento crolla tutto il grande Edifizio della serafica Religione
    sen va in rovina.

A cura di P. Giuseppe Sinopoli

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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".