Istruzione su i Conventi di Ritiro
S. Hieron in c.
I - Jsaia
Omnis Conventus qui non offert hostias spirituales,
nec audit illud quod dicitur: Sacrificium
Deo Spiritus contribulatus, abominabilis est Deo.

Si racconta la storia, con allegati alcuni importanti documenti dell’Ordine, riguardante l’erezione e la vita del convento di ritiro in Terranova.
Davvero di pregevole valore, nelle pagine conclusive del manoscritto, una Memoria, in cui padre Gesualdo ripercorre, in modo sintetico ma assai efficace, le dolorose vicende che egli stesso soffrì a seguito del terribile terremoto del 1783-84; terremoto da lui medesimo annunciato prima che accadesse e del quale fa un’interessantissima relazione. Segue, subito dopo, un accenno all’invasione francese, all’impresa del
Cardinale Fabrizio Ruffo, al ritorno dei Cappuccini, grazie ad una Supplica presentata dall’Università di Bagnara all’Illustre Principe della Chiesa e comandante dell’Armata della Santa Fede, nel convento di Reggio (Luogo vecchio), cioè dell’Eremo, dopo la deportazione dei frati in altre Provincie e alla "solenne processione con giubilo e concorso - come annota il padre Gesualdo - d’infinito Popolo", restituendo "la sacra immagine di Maria SS. della Consolazione" e tornando "ad abitare il nostro Convento".
Per la cronaca, Terranova non è stato il primo e l’unico convento di ritiro. Presto altri ne sono sorti non solo nella provincia monastica reggina, ma anche in altre Province dell’Ordine, perpetuandosi questa felicissima intuizione gesualdiana. Tuttavia il flagello sismico del 1783 ha raso al suolo, come leggiamo nella Memoria del padre Gesualdo, anche il primo convento di ritiro di Terranova, rimanendo sepolti sotto le macerie quattro frati, di cui due sacerdoti e due fratelli non chierici. La soppressione e l’incameramento dei beni da parte della Cassa Sacra hanno dato il colpo di grazia a quella profetica istituzione, la quale continua ai nostri giorni, nel segno dei tempi.
Qui di seguito, trascriviamo, nel linguaggio originale, un frammento della Prefazione e la Memoria con la nota conclusiva, di cui abbiamo accennato sopra, presentandoli per la prima volta al devoto lettore e all’appassionato di notizie storiche.

Dalla Prefazione
Fin dall’anno 1762 si son cominciati i mareggi per destinarsi un Convento in questa Provincia de’ Cappuccini di Reggio, che fusse come di Ritiro, in cui congregati quesi frati che spontaneamente volessero si osservasse in comune e in particolare la Regola e Costituzioni, e sante costumanze della Provincia: e dopo varj trattati, si fu ottenuto d’ultimarsi l’affare nel Capitolo che dovea celebrarsi in Monteleone nel mese di Ottobre del 1763, nel qual Capitolo proporre dovea l’affare il Provinciale, che terminava, qual era il M. R. P. Bonaventura da Zangarona Religioso di santi costumi, e zelante della regolar disciplina. E se fosse piaciuto alla nuova Definizione dovea questa divenire alla esecuzione con destinare il Convento, e collocarvi la famiglia tutta di Postulanti.
Venuto il tempo fu chiamato in Montelione chi avea fatto i ricorsi per darne ragione di sue dimande, come realmente si fece, perché con un scritto, che lesse in Definizione avanti a Padri tutti attuali, e abituali si sforzò dimostrare la ragionevolezza di sua petizione, e agevolando il Signore un opera, che suol essere la più difficile ad ultimarsi, dopo varie discussioni, si destinò il Convento di Terranova per il Ritiro.

MEMORIA
A 5 febr. 1783. dopo il Mezzo giorno un Terremoto che durò un minuto a mio giudizio sobissò quasi la metà della calabria ultra. Io mi trovava sotto S. Pietro di Mileto di ritorno dalle Missioni di Catanzaro, ne mi potei regere in piedi all’orribile tremito della Terra, e vidi da quel luogo in un momento diroccarsi tutti i paesi, e far una fumata da Calimera sino a Seminara, e palmi inclusive. Nicotera, e la Motta sola restarono in piedi, ma il resto come Rosarno, Rizziconi, Radicina, Polistena Casale nuovo, Terranova, Melicocca etc. tutti rovesciati. Proseguendo il camino, e giunti sotto il bosco di Mileto, alcuni viandanti ci ferono tornare in dietro dicendoci, che il fiume di Mammella era impraticabile, per i divallamenti del terreno per cui si accrebbero le acque, e si disordinarono. Tornati in dietro ci ricoverammo dentro un Pagliaro sotto Calimera. E circa le ore sette un altro terremoto ugualmente terribile finì di ruinare il rimanente de’ paesi. A 6 dunque febr. proseguendo il viaggio vidimo con orrore le straggi e i sterminj in Rosarno, e Rizziconi che no’ restò pietra sopra pietra. Ma nell’avvicinarci a Terranova vidimo l’imagine del Giudizio. Quasi tutto il paese no’ sol demolito ma precipitato col solo o terreno nel fiume Marro. Salimmo quasi carpone per le dirupate scoscese, e viddimo e ’l residuo che scappò dal flagello, tremante dentro a misere baracche. e ’l Convento de’ Capuccini totalmente disfatto con la morte di quattro professi: del P. Vicario Michel Angelo da Migliorina e P. Serafino da Petrapennata: e di fr. Bernardo da Calabrò, e fr. Serafino d’Arno. Uniti noi al rimanente de’ frati che scapparono, seguirono i Terrori, perché i Terremoti continuarono e continuano sino ad oggi 11 Marzo. Le nuove più ci funestavano, e funestano, udendo la ruina degli altri paesi di Reggio, Scilla, Bagnara etc. Grotteria, Soriano etc. In Terranova c’è un altro travaglio, che i Fiumi tutti ristagnarono per i monti precipitati dal Terremoto, e attraversati, per cui anche le picciole acque fecero il loro lago. Dunque il fiume Marro, il fiumicello di Soli sotto Molochio, il ruscello sotto gli Agostiniani di terranova, il ruscello del nostro Convento, il fiumicello Raci, il fiume di Jona, quel d’Oppido, quello di Sitizzano etc. chiusi, e rinserrati minacciano, quando romperanno gli argini, e certamente restando racchiusi, cagioneranno infezione d’aria.
Oppido, e Molochiello ebbero la sorte di Terranova, precipitati col solo. L’orto del Convento di terranova per più della metà precipitato nel Raci, e sbalzato in guisa che fa orrore, e l’istesso di tutti quei contorni.
In tutti questi giorni dell’ira di Dio si dovette attendere alla confessioni, e prediche, in Terranova, Molochio, Varapodio. Quei che scapparono dal flagello, altri cacciati subito, altri dopo giorni da sotto le ruine, finirono molti di essi la vita per mancanza di cerusici, medici, e Medicine, e morirono incancreniti pelle contusioni, e piaghe ricevute.
No’ sappiamo dunque locche Dio ha determinato di noi, ne de’ Conventi di Ritiro, giacche no’ solo questi, ma tutti gli altri son distrutti, e quei di Reggio, fiumara, Quartieri, Montelione, che restarono in piedi (non so se sino al presente) sono inabitabili almeno di presente. I nostri peccati erano giunti al colmo. Faccia Dio per sua misericordia che si volti in bene il gran castigo, e si riformino i costumi da’ secolari, e da noi: e ‘l S. Padre per amor di Gesù Cristo, provveda egli colla sua intercessione di soggetti atti a far rifiorire la esatta osservanza della sua regola per la gloria di Dio, e bene delle Anime. Amen.

siegue la memoria
Un terremoto violento, che scoppiò verso la sera del venerdì 7 febbraro 1783 distrusse Soriano, come fu detto. Un altro terribile a 28 Marzo verso un ora e un quarto di Notte dicono aver rovesciato altri paesi verso Catanzaro, come Maida, Garraffa, Vena etc. Questo Terremoto fu differente da’ primi de’ 5 e 7 febrajo, che in quelli le vibrazioni della terra erano violente, brievi, e spesse, e gli alberi coll’istesso tremito faceano orrore. quel de 28 Marzo facea vibrazioni più distese, e la terra, e gli alberi parea che andassero, e venissero, come va e viene la Cuna, o sia la Naca. Ne’ tempi intermedj no’ cessarono quasi mai i Terremoti, benche meno violenti (eccetto una la mattina d’un Sabato pure in Febraro, che pur fu violento) e si sentirono cinque, sei, tre volte il giorno, e più e meno. Si teme che tutto il tratto del paese da Terranova alla fabrizia sarà inabitabile per li tanti profondissimi Laghi formati da’ fiumi, e rivoli ristagnati per le montagne e colline sbalzate dal terremoto, e attraversate che faranno un’aria cattiva per l’estate, e fa orrore vedere quei laghi, e che il fiume di S. Cristina giunse sino alla Serra di quel paese, e va inalzandosi il lago, che come dicono no’ può aver altro esito, che come il fu paese di Lubrichi. Il Mare di Scilla si gonfiò pure pe’ terremoti di febrajo, e s’inalzò sino sotto al Convento degli Osservanti o sia sino a’ magazzini e s’ingojò più persone di quanto ne avea schiacciati il Terremoto, e fra questi il Sig. Conte che fugendo dal Castello verso il Mare con molti altri, restò assorbito dal Mare.
A questi tremendi flagelli, che sembrano forieri del Giudizio s’aggiunse un altro de’ Malviventi che van rubando, e compostando le povere genti dentro le baracche, e pochi giorni sono dal Governadore di Reggio si mandò per tutti i paesi una Circolare, che tutti stassero in armi su la difesa perché quattrocento Napolitani de’ più perfidj, son venuti ad espilare il residuo della Calabria, e che ovunque capitassero tai ladri, se ne dasse subito avviso con corriere apposta. Faccia Dio, che monstra in bonum convertantur e che no’ sia vera la precorsa notizia, e che no’ succedano degli omicidj per tal cagione. Veramente si teme, e si è temuto che per la fame dovessero sentirsi delle ruberie; poiché la vettovaglia raccolta in case, e magazzeni seppelita da Terremoti venne in grandissima parte a mancare, e dell’oglio specialmente, nella piana, quasi niente rimase. Oltre a questo i seminati parte depasciuti dagli Animali lasciati senza custodia per il terrore, parte calpestati dagli Uomini nel far delle Baracche ne’ campi, parte lasciati inculti per tanto tempo arescentibus hominibus pro timore. Tutto questo presaggiva fame, e in conseguenza de’ ladrocinj; ma questi si temevano doversi fare da nostri paesani ridotti all’ultimo; ma che si partissero da Napoli che no’ fu distrutta, e venissero a truppe per depredare questi afflitti popoli, no’ si pensava: Però che servono i raziocinj quando vuole Dio castigare, le fronde stesse degli alberi ci possono far tremare: terrebit eos sonitus folii volantis, et ita fugient quasi gladium; cadent, nullo perseguente (Levit. 26,36). Grazie però al Signore, che fu impedita la partenza da Napoli, come mi raccontò un Domenicano, che si trovava in quella Capitale. Anzi forse ne pur partivano coloro con animo di depredare la Calabria, ma come dissero, in ajuto de’ paesi diruti, e della gente atterrita, co’ prestar loro i necessarj serizj. Ma sua Maestà no’ l’ha permesso. aggiunge ora 7 Maggio 1784 che i terremoti continuarono per un anno assai spessi: e continuarono sino allo scorso aprile benche più rari.
In seguito di questo si sta aspettando, come precorrono le notizie la totale dismissione de’ Conventi, che in grandissima parte sono diruti, e i Religiosi che non saranno prescelti dagli Ordinarj per servizio delle loro Chiese, dovranno ritirarsi in altri Conventi del Regno per quivi abitare.
Ed effettivamente oggi 4 Giugno si nota qui, come inventariati i beni di tutti i Conventi, i Religiosi tutti stanno per imbarcarsi su Bastimenti, che stanno in varji luoghi delle Marine per trasportarsi nelle altre Provincie e la Calabria Ultra resta interamente evacuata di Regolari. Si da la speranza della ripristinazione de’ Conventi che pria del Terremoto aveano dodeci Religiosi di famiglia (perche quei di minor numero restanno per sempre soppressi). Però la misericordia di Dio ha da essere, che faccia effettuire un tal ritorno, mentre secondo le presenti umane apparenze non sembra verosimile. I terremoti e in Maggio, e più in Giugno si fanno sentire benche rari e leggieri.

Oggi 26. xbre 1801. si narra che la misericordia di Dio dispose il ritorno de’ Religiosi in una maniera mirabile. Essendosi i francesi ribellati da Dio e dal Re, che infatti ammassarono, a guisa delle locuste vedute da S. Giovanni nell’Apocalisse inondarono, e devastarono infiniti paesi: finalmente invasero, e presero Capua Gaeta Napoli, no’ a forza d’armi ma per via di tradimenti perché aveano in ogni paese, e nella milizia degli aderenti alla loro ribellione (perché da più anni i Majonisti nelle loro logge, procurarono farsi in ogni luogo de’ … promettendo loro libertà, ed uguaglianza, ed insinuando l’apostasia dalla S. fede).
Questi dunque cresciuti in numero sufficiente invasero i paesi, e finalm. Napoli.
In questo mentre il Cardinal Ruffo ispirato da Dio da Messina sbarcò al pezzo risoluto sbaragliare l’orde nemica, ma venne senz’armi, e senza denari confidando in Dio, ordinando a tutti portar il segno della S. croce cucito al Cappello. S’inoltrò dunque verso Napoli, e in cinque mesi a 13. Giugno lo ricuperò, mentre quasi tutti i paesi del difesa della fede vi accorsero, e lo accompagnarono. Or partendo dal Pezzo, e giunto in Bagnara ebbe una Supplica da quella università nella quale si chiedeva il ritorno dei Capuccini in Bagnara, e in tutta la Provincia, vi aderì subito rimettendosi all’Arcivescovo di Reggio. Il Provinciale dei Capuccini che si trovava in Bagnara e che ebbe tutta la parte in questo negozio, prese il rescritto volò in Reggio, e chiamato me, che predicava in Mesorrifa, andammo da Monsig: il quale con piacere s’avvalse della facoltà a lui data dal Signor Cardinale, e si ripristinò il Convento di Reggio L. V.
(Luogo Vecchio) adunatisi i frati che come invalidi, o come ditenuti dal Vescovo per servizio della Diocesi non erano partiti cogli altri in altre Provincie.
Il mirabile avvenuto in questo incontro si fu, che quando si temevano i francesi che venuti in Reggio facessero stragge de’ Buoni, come presa Napoli ne fecero delle minacce: allora si fece la solenne processione con giubilo e concorso d’infinito Popolo, e si restituì al Convento la sacra imagine di Maria SS. della Consolazione, e tornò ad abitare il nostro Convento.
In seguito di questo quasi tutte le popolazioni richiesero ed ottennero la ripristinazione de’ Capuccini. E gli altri Regolari fecero l’istesso.

A cura di P. Giuseppe Sinopoli
 
 
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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".