Opuscolo V: Circa l’elezion de’ Prelati

Il tempo delle elezioni costituisce uno dei momenti più delicati e fondamentali per la vita di una Provincia religiosa. Occorre, pertanto, viverlo con il cuore e la mente nel cuore dello Spirito Santo e del fondatore san Francesco d’Assisi, stando attenti a scegliere le persone giuste al posto giusto, estranei a qualsiasi interesse, principio e prevenzione personali.
Dal modo di governare la Provincia dipende il futuro del singolo e della fraternità. Padre Gesualdo, con questo decreto, approvato dal Capitolo Provinciale del 1760, offre gli aiuti necessari perchè la scelta dei frati al servizio di governo sia la migliore possibile, al fine di incrementare sempre più la regolare osservanza nei conventi, dove il fuoco della grazia divina e lo spirito della Regola e delle Costituzioni possa illuminare ogni volto dello stesso ardore divino e zelo apostolico, che ha illuminato san Francesco e tutti coloro che hanno seguito con animo allegro e docile, insieme a lui, “le pedate di Gesù Cristo
L’Opuscolo, dopo la prefazione, sviluppa in modo ampio e scientifico il tema: Comincia il discorso circa l’elezione de’ Prelati", scritto in latino e concluso con altre considerazioni in lingua corrente.

Dalla Prefazione
“Fra le tante meraviglie del mondo certamente questa occupa il primo luogo, cioè che confessano tutti che l’arte più difficile sta il governo delle anime, e frattanto a governarle ci crediamo tutti capaci. Se voi volete farne la prova dare un’occhiata colla vostra mente al numero innumerabile di coloro che hanno una tal cura di governare altri, e vedrete come tutti, o quasi tutti ne vivono tranquilli e quieti nella coscienza; argomento che quasi tutti credono d’adempire a proprj doveri. Noi veramente non possiamo giudicare se tal adempimento, dinanzi a Dio si facci, perché non appartiene a noi ma a Dio medesimo giudicare le sue creature: del resto se voglian discorrere co’ principi di S. fede, e colle dottrine lasciate a noi da’ Santi Padri, e co’ lumi stessi d’una ben purgata ragione, senza scendere al particolare, e condannare questi, e quelli, possiam dire generalmente e in astratto parlando, se non tutti coloro che dicono e il credono adempiere della Prelatura, essi in verità l’adempiscono. Possibile che un’arte così difficile possa da tutti esercitarsi a dovere, e quando vediamo che delle stesse arti meccaniche, e dozzinali, pochi sono i veri professionisti, e la maggior parte l’esercita strapazzatamente! Possibile che di qualunque scienza pochi sono i periti a dovere, essendo gli altri comunemente d’una dozzinale letteratura; e poi della scienza sì alta, e divina, qual’è quella di condurre le anime a Dio, siamo tutti fregiati a dovere, in guisa che la massima parte di tai Rettori di prima non abbiamo troppo di che gli rimorda la coscienza! Possibile insomma, che se le cose eccellenti son rare, in questo solo caso poi, cioè nell’amministrazione della Prelatura, che può dirsi la cosa più eccellente del mondo, non sia cosa rara, e difficile, ma ovvia e facilmente trovarne persone capaci a riuscirvi! Niun certamente, che ben la discorre dee tanto persuadersi; e pure sono persuasi di tanto molti e molti, o per dir meglio quasi tutti coloro, che nel governo che amministrano ne vivono soddisfatti, e starei per dire sicuri. Dico che sian persuasi, , perché non è da credersi, che se loro conoscessero quante gravissime omissioni, e difetti vanno continuamente accompagnando la lor reggenza, penserebbero senza meno ad emendarsi, o pure a scuotere un giogo formidabile anche a’ stessi Angeli, e attendere se possibile far a salvare se stessi: Non si viene però che assai di rado a dar questi passi, perché ad esclusione de’ Baroni che in ogni luogo, e sempre vi furono, il resto poi de’ Prelati non si mette di proposito ad investigare sì coll’orazione, sì collo studio de’ Santi Padri quante gran cose abbiano a disimpegnare nel loro ufficio; Ma regolandosi più tosto co’ quei principi e prevenzioni, se ognuno s’andò fabbricando secondo la propria indole, e complessione: qualora il reggimento che fa è à tai principj conforme, non vuol sentire di più; nè gli passa per mente che vada errata: Non vedete voi, che alcuni credono nel rigore, altri nell’indulgenza, alcuni tutti zelo nell’osservanza d’una qualche legge, e trascurati poi per l’altre. Alcuni gelosi per l’altre, e trascurate per quella. Altri solleciti per le cose temporali de’ conventi, e no’ solleciti più, nè ugualmente per le cose dello Spirito: altri tutti attenti alle cose dello Spirito, e niente o quanto basta per le necessarie temporali faccende: Altri nè per le une: nè per l’altre che tanto impegnati vivono come sonnacchiosi, e lasciano fare. Se questi prelati, ed altri simili a questi si credono di ben amministrare la lor reggenza si danno a creder così, perché ognuno va dietro a quei principj e prevenzioni, come s’è detto, che s’andò fabbricando conformi al proprio umore; di proposito s’applica all’orazione, ed allo studio de’ Santi, che sarebbero il mezzo proprio a diradarsi le nostre tenebre, e correggersi le stravolte prevenzioni, che tutti portiamo dalla fanciullezza; e andiamo sempre fomentando nel resto di nostra vita. E questa è la cagione per cui non si vede quasi mai rifiorire la disciplina, e l’osservanza, ma ove questa è scaduta vi persevera così in tal miserabile stato, se pur non peggiora: e frattanto i Pastori, che hanno l’obbligo di farla rifiorire, e che se avessero vero zelo, e vera prudenza, fan potrebbero assai, e saprebbero fare assai per miglioramento del gregge: frattanto, dissi, i Pastori, tutto che non facciano, nè sappiano far quanto dovrebbero, non provando ribrezzo nella coscienza: e si danno a credere di aver fedelmente adempito ai doveri della Prelatura; la cagione dicea è questa che non si conosce, nè si procura conoscere.
Io non so se anche voi siate nel numero di questi tali (benché tanto più dobbiate di voi temere quanto più soddisfatto restare del vostro governo, essendo questo il segno di governar bene; temer sempre di sè, e non trascurar mai mezzo, e fatica con cui mettere sempre più in salvo gli affari dell’anima): Siate però chiunque volete, vi prego a non disdegnare questo piccolo transunto che vi presento degli obblighi d’un Prelato regolare e se trovate cosa di vaglia ringraziate Dio, se troverete mancanze (e di queste troverete ed oh quante) pensate che se fa tante mancanze chi studiò, e si lambicco a comporre bene, maggiori ne dovrà commettere chi a governare bene nè studia nè si lambicca tanto”.

A cura di P. Giuseppe Sinopoli

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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".