L’Epistolario di padre Gesualdo Malacrinò
Un tesoro da riscoprire
Le lettere di padre Gesualdo – identificabili con i codici 8 e 12 - costituiscono un’importante miniera di notizie che consentono al lettore di cogliere i lineamenti della sua poliedrica personalità. «Nessun biografo – afferma padre Angelico Lo Faro - che intenda rispettare la verità può farne a meno». Esse, infatti, ne rivelano in modo immediato, semplice e chiaro, specie in quelle dirette ai confratelli e ai figli spirituali più intimi, il carisma e lo stile dell’uomo di Dio. Sicuramente molto di più di quanto traspare dalla sua ricca produzione scientifico-letteraria. «Nelle lettere - scrive saggiamente Luca M. Da Carré - si ha l’impressione che il profilo interiore del santo si riveli in una maniera più semplice, più naturale, più ingenua. Mi sembra che ogni epistolario sia come una specie di specchio segreto, come una telecamera nascosta, che mandi direttamente in onda le azioni, i sentimenti, gli atteggiamenti di un personaggio».
Ora, guardando in «questo specchio» noi vediamo l’immagine umana del Venerabile con le aspirazioni, il carico di sofferenza, la serafica povertà, l’umiltà e l’austerità unta di indicibile dolcezza. Osserviamo i suoi prodigiosi talenti investiti con frutto profetico nel campo del sapere e della formazione. Ma scorgiamo anche la sua splendida immagine spirituale riflessa nelle orme lungo la via della santità, dello zelo apostolico, della carità evangelica, della penitenza, della perfetta letizia, del farsi tenero, trepidante e luminoso compagno di viaggio.
Padre Gesualdo è una persona molto attenta e ordinata con sé e con gli altri. E lo si deve esclusivamente a questo se è giunta a noi una buona porzione di questo straordinario tesoro, che sono le sue lettere, ancora tutte da riscoprire.
Scritte in bella grafia, esse sono raccolte in successione cronologica e in forma di libro. Ciò non perché vuole fare bella mostra di sé, ma solo per «averle pronte» al momento del bisogno «o per le date o per altre notizie», evitando così «la confusione e l’imbarazzo».
E se sorella morte dovesse sorprenderlo, prega chiunque le trovasse di fargli la carità di «bruciarle, o almeno risecarne una gran porzione, lasciando solamente quelle che sarà gloria di Dio il lasciarle, come sono certe lettere dei superiori concernenti il Ritiro, o d’altri uomini dotti concernenti la regolare osservanza (benché di queste conservansi gli originali) o finalmente altre consimili che potessero giovare».
Noi non siamo in grado di stabilire con esattezza quante lettere il Venerabile abbia strappato, anche perché non sappiamo se egli abbia inserito nei volumi tutte le lettere, specie quelle ricevute e scritte negli ultimi anni della sua vita.
Dai codici in nostro possesso, notiamo molti «buchi», alcuni anche vistosi, come nell’ottavo, nel dodicesimo e nel ventiseiesimo incarnata (nel codice 8, registrante 780 pagine e 390 lettere, datate 1764-1780, mancano i fogli 107-132, 405-412, 517-518, 595-596, 749-750; nel codice 12, invece, con un totale di 698 pagine e contenente 245 lettere, datate 1750-1765, per esempio, mancano le pagine: 1-4; 31-40, 61-62, 69-118, 121-132, 195-210, 231-232, 277-278, 453-456).
Il tema dominante delle lettere, poco meno di settecento, è decisamente spirituale. Quello più ricorrente è il tema della Croce, nella sofferenza morale e fisica, nelle contrarietà, nelle amarezze, nella carità solidale. Assai forte è l’incoraggiamento ad amare Dio ed il prossimo e a porsi con fedeltà, umile e docile, alla sequela di Cristo povero, ubbidiente e casto. Sensibile anche il tema della speranza, che rende il cammino più soave e leggero.
Le persone, a cui sono dirette, appartengono ad ogni categoria e ceto sociale: religiosi, sacerdoti, gente comune. In esse affiora totale e limpida la sua compartecipazione alle sofferenze, alle ansie e alle gioie dei suoi interlocutori, accompagnandoli passo passo nel loro cammino verso la perfezione evangelica.
Lo stile è «povero», cioè non «illuminato» da ricercatezze linguistiche, ma sobrio, semplice lineare e personalizzato, secondo lo spirito di Francesco d’Assisi.
Riteniamo di far cosa gradita ai visitatori del sito, ai lettori, agli studiosi ed ai devoti di inserire i due tomi nel nostro sito affinché ognuno possa trarne ciò che serve per la conoscenza e l’approfondimento della figura di questo umile frate cappuccino, che nel nome del Signore si è fatto tutto a tutti, e per un eventuale nuovo contributo storico, culturale e spirituale.
A cura di P. Giuseppe Sinopoli
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".