Meditazioni per esercizi spirituali
L’opuscolo è diviso in due parti.
La prima parte contiene trenta meditazioni, divise in dieci giorni, e s’intitola: Esercizi spirituali pe’ i Religiosi de l’Ordine Francescano dei RR. PP. Cappuccini.
La seconda parte raccoglie solo dieci meditazioni, precedute da una prefazione, e viene così presentata: Il Libro intitolato Esercizi spirituali dei PP. Cappuccini della Provincia. Istruzioni.
Le tematiche traggono ispirazione dalla Parola di Dio, dalla Regola, dalle Costituzioni e dagli insegnamenti dei Santi, intercalate da istruzioni. A volte, l’autore cede la parola a Cristo, che si rivolge al religioso in forma confidenziale, e al Direttore, il quale, in forma brevissima, esorta i confratelli a riflettere sul proprio stato, sui propri pericoli ed a provvedervi.
Il linguaggio è immediato, breve, semplice e, pertanto, di sensibile efficacia.
I contenuti, invece, sono esperienziali e molto pratici, “annunciando i vizi e le virtù, la pena e la gloria”, secondo i dettami del IX capitolo della Regola di Francesco d’Assisi, e, quindi, tesi a promuovere nell’animo dei destinatari l’avvincente seduzione della regolare osservanza.
Dagli schemi, qui riportati, si conferma il poderoso spessore culturale e il grande carisma di direttore d’anime del ven. padre Gesualdo.
Parte prima
Anno I.
Giorno I.
Meditazione I. Fine per cui ci siam fatti Religiosi
Meditazione II. Mezzi per conseguire il fine
Istruzione I. Obblighi d’un Cappuccino
Meditazione III. Cristo al Religioso
Direttore
Giorno II.
Meditazione IV. Peccato mortale
Meditazione V. Si considera il peccato nei suoi effetti
Istruzione II. Si continua su gli obblighi d’un Cappuccino
Meditazione VI. Cristo al Religioso
Direttore
Giorno III.
Meditazione VII. Su la Morte
Meditazione VIII. Morte del giusto, e del peccatore
Istruzione III. Disinganno dei tepidi
Meditazione IX. Cristo al Religioso
Direttore
Giorno IV.
Meditazione X. Su’l Giudizio particolare
Meditazione XI. Sul Giudizio Universale
Istruzione IV. Siegue il Disinganno de’ Tiepidi
Meditazione XII. Cristo al Religioso
Direttore
Giorno V.
Meditazione XIII. Sopra l’Inferno
Giorno V. Meditazione XIV
Istruzione V. Perfezione religiosa
Meditazione XV. Cristo al Religioso
Meditazione XV. Cristo al Religioso
Giorno VI.
Meditazione XVI. Paradiso
Meditazione XVI. Si continua sul Paradiso
Istruzione VI. I Voti sono mezzi efficaci per la perfezione
Meditazione XVII. Cristo al Religioso
Giorno VII.
Meditazione XVIII. Sequela di Cristo
Meditazione XVIIII. Incarnazione
Istruzione VII. Si discorre su la povertà e castità
Meditazione XX. Fuga che fece Cristo in Egitto, e la vita privata che ha menato
Giorno VIII.
Meditazione XXI. Cristo al deserto.
Meditazione XXII. Eucaristia
Istruzione VIII. Ubbidienza
Meditazione XXIII. Orazione all’Orto
Giorno IX.
Meditazione XXIV. Cristo a’ Tribunali
Meditazione XXV. Flagellazione, e coronazione di Spine
Meditazione XXVI. Crocifissione
Meditazione XXVII. Su la croce
Giorno X.
Meditazione XXVII. Resurrezione
Istruzione X. Si prosiegue su la carità Fraterna
Meditazione XXX Perseveranza
Esempi
Parte seconda
Prefazione
Istruzione I. Su l’obbligo che abbiamo a vivere da Cristiani
Istruzione II
Istruzione III
Istruzione IV
Istruzione V. I Religiosi, oltre la loro regola osservar devono le proprie Costituzioni
Istruzione VI. Obblighi del Frate Minore; imitare S. Francesco
Istruzione VII. Obblighi del Sacerdote
Istruzione VIII. Esame su i ricevuti talenti
Istruzione IX. Si continua l’esame su’i ricevuti talenti
Istruzione X
Le seguenti Meditazioni sono estratte dalla Manna dell’Anima del P.Segneri: e accomodate al presente uso.
Anno II
Giorno I. Meditazione I. Intorno al tempo
Meditazione II. Agli Eletti ogni cosa si volta in bene
Meditazione III. Iddio ci vuole salvi
Meditazione IV. Chi non trafica il talento lo perde.
Giorno II. Meditazione I. Si prosiegue l’istesso argomento.
Meditazione II. A salvarci bisogna faticare più che si può.
Meditazione III. Bisogna combattere chi vuol salvarsi.
Meditazione IV. Quae est vita vestra? Vapor est ad modicum parens et deinceps exterminabitur
Giorno III. Meditazione I.
Riportiamo un saggio delle meditazioni, trascrivendo la numero XXII, il cui argomento è l’Eucaristia.
"Se volete riflettere a’ trattamenti che a Cristo fecero gli Uomini, troverete cose incredibili. Quanto fu con esso loro benefico, tanto più si mostrarono ingrati. Egli per tre anni, e mezzo non fece altro che sanare gl’infermi, raddrizzare i storpj, illuminare i ciechi, risuscitare i morti: e questo fu il meno; perché grazie maggiori compartì alle anime, e s’affaticò senza prender riposo, a ridurle a Dio, e salvarle. Doveano per questo gli Uomini a un benefattore sì grande corrispondere colla dovuta gratitudine, e dichiararsi obbligati di mille vite. Ma non fecero così. Anzi se vi fu Uomo al mondo più perseguitato e avuto in odio, questo fù Gesù Cristo: fu trattato da impostore da ubriaco, da ossesso; nè paghi delle parole vengono a’ fatti, e gli tramano fino la morte: e vanno in pazzia per cacciarselo presto d’avanti. E già congregati in Sinedrio conchiudono con unanime consenso che senz’altro si facesse morire: e già hanno promesso de’ danari a Giuda che glielo consegni nelle mani. A sgarbi si atroci che dovea fare il figlio di Dio? Meno di tanto sarebbe bastato a far isdegnarsi ognun di noi, e ritrarre la mano dal beneficare coloro che sì barbaramente si diportassero da ingrati. Ma Criso non fa così. Quasi avesse ricevuto dagli Uomini le più care accoglienze egli nel punto istesso che gli si tramava da loro la morte, pensa di lavorar per loro un Cibo di vita: e quando gli Uomini se lo volevano cacciar d’avanti: egli non solo si contenta morire per salute loro, ma non avendo cuore partirsi da loro, vi impiega la sua onnipotenza e fa che stia nel tempo istesso alla destra del suo divin Padre, e insieme cogli Uomini nella terra. Sicchè nell’ultima cena quando stava per partirsi da questo mondo, e vedersi fra poche ore confitto in croce istituisce il santissimo sagramento in cui restando sino alla fine del mondo con noi arriva a farsi cibo nostro, ed entrare, e medesimarsi con ognun di noi. Voi qui riflettete se potea egli fare di più a mostrarvi l’amore, che vi porta. L’amore quando è intenso non tolera star separato e diviso dall’amato oggetto. Nostro Signore passa più oltre, e quasi fusse poco nè gli bastasse star con noi, e vicino a noi nelle Chiese, e ne’ sagri tabernacoli, vuole più a noi avvicinarsi, e vuole entrare nel nostro cuore, anzi più perché venendo sotto forma di cibo vuole in certo modo farsi una istessa cosa con noi, conforme in sostanza nostra convertesi il cibo che ci nutrisce. Quanto dunque grande esser deve la nostra santità se siamo pasciuti di sì divine carni? E che non vi pare voler Cristo colla sua venuta farci partecipi di tutto se stesso? non è oziosa, e inutile l’entrata ch’egli fa nelle anime nostre: è anzi feconda, e piena di grazie e di benedizioni. Il solo toccare le vestimenta di Cristo recava salute agli infermi e che sarà dunque toccare le sue divinissime carni, anzi riceverle per cibo, e quasi convertirle in nostra sostanza? Conforme chi si ciba d’un fungo avvelenato contrae il veleno, così chi si ciba del frutto della vita, contrarre deve vita e salute: Noi ci cibamo delle carni di quel Dio che siede alla destra del suo divin Padre, di quelle carni sante, divine ricolme di perfezioni, dunque dobbiamo parteciparne le sue qualità e partirci da quella sacra mensa pieni di Dio adorni di virtù col cuore rivolto al cielo: tutti fervore, tutti umiltà, tutti amore di Dio, e del nostro prossimo. E infatti a questo fine viene in noi in persona il Redentore, viene portando seco i tesori tutti di sua divinità a farcene un dono: viene a sanare le nostre piaghe, ad arricchire la nostra povertà, a illuminare le nostre tenebre, a incoraggiare la nostra fiacchezza, a condurci quasi per le mani nell’angusto sentiero che conduce al Cielo.
Però chi sa se tali effetti e tali frutti e vantaggi si vi portarono da voi nel communicarvi? Voi a quest’ora poteste colle tante communioni che faceste essere un gran servo di Dio un gran santo: e pure siete come prime colle stesse fiacchezze e difetti, nè vi sentite più che tanto innamorato delle cose di Dio, e del Paradiso. Continuate a strisciarvi per terra, quasi non vi fuste mai pasciuto di questo celeste manna. Che vuol dire tanta disgrazia? Non poteva dunque guarirvi colla sua efficacia, e virtù il figlio di Dio? Più tosto dovete rifondere in voi la colpa. Non ricavaste il dovuto profitto da tante communioni perchè non vi siete communicato a dovere. Avete mancato nell’apparecchiarvi: avete mancato poi nel rendimento di grazie. E questa è la cagione dice l’Apostolo di tanta nostra fiacchezza, e delle cadute anche che facciamo talvolta ne’ peccati: Ideo inter vos multi infirmi, et imbecilles, et dormiunt multi. E queste altresì son le ricchezze congregate in danno del suo Padrone: divitiae congregatae in malum domini sui, poiché avendo un capitale sì grande in mano, qual è l’istesso Redentore con tutti i suoi infiniti meriti, noi per trascuragine perdiamo tutto, e convertiamo le communioni in argomento di castigo, per la insoffribile irriverenza con cui ci accostiamo a’ sagri Altari. Che direste voi di quel Vassallo, che riceve in sua casa il Principe senza fargli le dovute accoglienze, anzi co’ lasciarlo solo per conversare colla servitù. Non si merita di essere severamente punito? E quanto più noi? Viene il Re del Cielo, e noi non addobbiamo la stanza per riceverlo co’ dovuti atti di carità, di fede, di speranza d’umiltà. No’ gli facciamo le dovute accoglienze nè ci degniamo trattar co’ lui, ma appena comunicati ci dissipamo in mille impertinenze, e colle sacrate specie nell’anima, andiamo a conversare colle creature. Ma no’ fate più così, se non volete convertire in veleno la medicina salubre a voi preparata. Ricevete con amore un pegno sì grande d’Amore che Dio vi dà. Date a lui il vostro cuore, come egli a voi dona il suo: e riportatene i gran vantaggi che viene Cristo a recarvi nella Comunione".
A cura di P. Giuseppe Sinopoli
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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".