«La cistifellea era completamente libera»!
«Ammalato Bosurgi Giovanni (Reggio Calabria). Colecistite calcolosa.
«L’esame radiologico aveva dimostrato la presenza di numerosi calcoli di varia grandezza. Si tentò la cura medica, sperando di ottenere qualche miglioramento (sono stati usati farmaci vari:
antistrofici, analgesici, colagoghi, coleretici diversi, ecc.). Pur con intensa terapia medica, non si era ottenuto nulla di positivo. La cistifellea si presentava all’esame clinico molto aumentata di volume, dura, tesa, dolentissima alla palpazione; l’addome era diventato meteorico non trattabile. Lo stato generale dell’ammalato appariva compromesso. Stando così le cose, si era pensato ad un intervento chirurgico. Il chirurgo (prof. Spinelli) aveva deciso di operare al massimo l’indomani mattina (era sera inoltrata). Dopo alcune ore di attesa (nella notte) si verificò invece qualche cosa, che a noi stessi medici sembrò un po’ strana.
«L’ammalato migliorava rapidamente; la cistifellea non era più palpabile, né dolente, l’addome diventava normalmente trattabile. Le condizioni generali dell’ammalato apparivano molto migliorate. Dopo la prima evacuazione avvenuta qualche ora dopo, le feci venivano setacciate e non si trovava presenza di calcoli. Dopo qualche giorno l’esame radiologico delle vie biliari dimostrava che la cistifellea era completamente libera da calcoli!
F.to Dott. Francesco Megali
Reggio Calabria, 22-3-1968 ».
Reggio Calabria, 22-3-1968 ».
Cosa era successo? Il Bosurgi narra che soffriva del suo male da circa 10 anni; l’entità del suo male era stata constatata con radiografie eseguite a Reggio, a Messina (radiologo Castronovo), ecc. Il prof. Ferdinando Sciacca, visitandolo a Chianciano, prospettandogli il pericolo grave di morte, gli suggeriva un’operazione urgente; ma egli, per paura, non ne aveva fatto niente, finché dovette farsi ricoverare con le prospettive di cui parla il medico. I parenti, viste le disastrose prospettive umane, chiedono al convento della Consolazione il bastone del Ven. P. Gesualdo, e mentr’egli è privo di coscienza nel suo letto, glielo mettono accanto, pregando. Dopo qualche tempo, l’infermo si sveglia, e chiede cos’è un oggetto duro, che si sente vicino al corpo. Saputo che è il bastone di P. Gesualdo, se lo stringe addosso, invocando: «P. Gesualdo! » In breve si addormenta, per svegliarsi al mattino, dichiarandosi libero da ogni dolore. I medici confermano ben presto la sua completa e perfetta guarigione (Il fatto, avvenuto nell’ottobre del 1940, è dichiarato, con la debita documentazione, conservata nell’APGR, nel febbraio del 1968; Fr. G. Raimondo da Castelbuono, Il Venerabile P. Gesualdo da Reggio Calabria, Messina 1974, pp. 339-340)
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".