Agosto 1837. La signora M. Antonia De Salvo, moglie dell‘avvocato Lorenzo Melissari, dopo aver dato alla luce, in circostanze difficili, un bambino, non riesce a liberarsi da un secondo, che le resta in seno, morto da più giorni. L’ostetrico afferma: — Operazione, o morte! — Ma l’inferma non vuoi sapere d’intervento; e le sue condizioni si complicano, con febbre altissima, che le toglie l’uso della ragione e della parola. In queste condizioni, chiesti gli estremi sacramenti, si dispone a morire, Ma il marito, sconfortato, si reca nella camera accanto, rivolgendosi ai Santi, delle cui immagini son piene le pareti, quando viene attirato dall’immagine del servo di Dio, posta al capezzale della cameriera; la prende, e la porta alla moglie, esortandola alla fiducia. La donna, priva di sensi, «quasi scossa da un profondo sonno, senza alcun aiuto, si alza a sedere sul letto, e presa in mano l’immagine, l’avvolge devotamente . in un fazzoletto e se la pone addosso, pregando fervorosamente». A quel contatto, narra lei stessa al Processo Ordinario, «mi sento come una scossa elettrica nel seno; sento un impulso di levarmi e scendere dal letto, e mentre la levatrice e tutti gli astanti vivamente si opponevano, feci uno sforzo, scesi per terra e nell’atto medesimo, senza dolore alcuno partorivo». I chirurghi presenti, che avevano invano tentato tutti i rimedi, commentavano: — I santi fanno i miracoli, non noi, con l’arte medica (De Salvo M.; Fr. G. Raimondo da Castelbuono, Il Venerabile P. Gesualdo da Reggio Calabria, Messina 1974, p. 335)