“LE DUE GRANDI COLPE DEL POPOLO REGGINO”
a cura di P. Giuseppe Sinopoli
Dal giorno del glorioso transito fino ad oggi, scende sul Servo di Dio, per lunghi periodi, un misterioso silenzio.
“Chi mai pensò al Ven. P. Giovanni – scrive nel dicembre del 1925 il canonico Annunziato Leone – chi ne disse o ne scrisse più una sillaba?... Il silenzio più fitto coprì questo nome venerando e trenta anni passarono in completa dimenticanza, in completo abbandono. Il P. Gesualdo appariva come un mito, una leggenda la sua vita”.
In una bellissima Lettera Pastorale del 1932, rivolta alla Chiesa di Dio che è in Reggio-Bova, l’Arcivescovo mons. Carmelo Pujia – dopo aver precisato di voler scrivere “di un nostro Grande che fu anche, e sopra tutto, un grande Santo, il Venerabile Gesualdo da Reggio...” – sente il bisogno di chiamare “tutti, intorno a un Uomo, singolare per dottrina e santità, che vale la cristianità di un secolo, e che è gloria purissima non de’ soli Figli di S. Francesco, ma anche di Reggio, dell’Arcidiocesi nostra e della nostra Calabria; un Uomo, che, pure essendo un Grande dinanzi al mondo, fu il Grande nostro per altezza di santità e per una luce soprannaturale che lo pone fra i maggiori figli della Chiesa che abbia avuto la gente nostra”.
E si domanda: “Che abbiamo fatto, perché il nostro Venerabile Gesualdo fosse pienamente conosciuto nelle popolazioni, e poi si avesse fede cieca in lui, e Lo si invocasse per averne grazie singolari e singolari prodigi?...
Non è colpa nostra – o meglio della nostra poca in Lui – se Roma non abbia ancora quanto occorra per una Beatificazione e una Canonizzazione?... Se ne parlò – è vero – nel secondo suo centenario (della nascita); e poi il silenzio!”.
Un silenzio che mons. Natale Licari iscrive, addirittura, nelle grandi colpe del popolo Reggino, che sono: il poco amore verso il Venerabile e il “lasciare la sua Madonna in una vera catapecchia”.
La seconda l’ha felicemente riparata con la costruzione della nuova Basilica all’Eremo.
La prima resta ancora da riparare pienamente.
Al silenzio si aggiungono i tristi eventi naturali (terremoti, pestilenze, carestie) ed umane (soppressioni, piraterie, guerre) che, nel corso degli anni, si riversano, impietosamente, anche sulla Città dello stretto e sui suoi abitanti.
La secolarizzazione e la perdita del senso del peccato, sempre più dilaganti nella cultura dell’uomo, ne completano il quadro.
Indubbiamente, il cuore del popolo Reggino stravede per la Patrona e Protettrice, Santa Maria Madre della Consolazione, ricorrendo a Lei nei momenti particolari della sua vita. E forse sta soprattutto qui la ragione del suo periodico silenzio nei confronti del Venerabile.
Ma noi siamo più che mai convinti che se mons. Ricciardi e, a seguire, gli Arcivescovi e i Vescovi della Chiesa di Dio che è in Reggio, ed anche di quella che è nelle Diocesi della Calabria, unitamente ai rispettivi Capitoli, ai Sacerdoti, ai Religiosi e alle Autorità Municipali, chiedono ed ottengono l’istruzione dei processi ordinari informativi in Reggio Calabria e l’apertura del processo di canonizzazione e di beatificazione in Roma, è segno che è la Madonna stessa, di cui il padre Gesualdo era follemente innamorato, a volerlo nella gloria del Bernini.
Il primo importante passo verso la beatificazione
Un primo importante passo è stato già fatto. E’ quello della solenne proclamazione che il Servo di Dio padre Gesualdo da Reggio ha esercitato in modo eroico le virtù. Riportiamo qui il relativo Decreto, a firma del Prefetto Card. Pietro Palazzini e del Segretario Arc. Traiano Crisan:
(Leggi il decreto)
Manca solo un miracolo!
Effettuato questo fondamentale passaggio, rimane quello che porterebbe il padre Gesualdo agli onori degli altari. E questo lo si può sollecitare solo con un miracolo.
Con la celebrazione dell’Anno Gesualdiano (2002-2003) è stato provvidenziale a che il popolo di Reggio e dell’intera Calabria tornasse ad amare ed a raccomandarsi, insistentemente e con grande fervore, a Colui che, come ieri, continua ancora oggi a vegliare, con amore di padre, fratello ed amico, su ciascuno di noi, pronto a venirci in aiuto nel momento del bisogno, sia temporale che spirituale.
Una preghiera viva d’amore e di fede
E’ chiaro che al cuore di Dio, della Madonna o del Venerabile, si può arrivare con qualsiasi preghiera in cui è il cuore a farsi parola via d’amore e di fede. Non è, quindi, il numero delle persone quelle che conta, ma l’amore e la fede che esse portano.
A volte, però, si ha bisogno di una piccola scintilla per infuocare il proprio cuore, trasformandolo in orazione vivente ed efficacissima. E fra le innumerevoli piccole scintille, che la bontà divina può suscitare per incendiare la vita di fede di ogni persona, vogliano riprodurre le quattro preghiere ufficiali, di cui e rivolte alla SS. Trinità, una al Dio fonte di santità (composta dal nostro Arcivescovo Mons. Vittorio Mondello in occasione dell’Anno Gesualdiano) ed una alla Vergine Santissima della Consolazione, per affrettare la beatificazione di padre Gesualdo da Reggio Calabria.
(Leggi le preghiere)
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".