L’Apostolo scrivendo ai maritati, ai secolari, agli uomini di mondo richiede da loro mortificazione dei sensi, povertà di spirito, spogliamento dell’uomo vecchio, e ogni altro esercizio della vita spirituale.
L’arte del ben vivere, che è la più importante fra tutte, è d’impossessarsi dei doveri del proprio stato.
L’arte di ben vivere, arte in vero la più difficile, e la più importante di tutte, non è possibile che si pratichi dai figli vostri se prima da voi, che siete loro maestri, non l’impareranno. E non imparando la prima da voi, diventerà, per quasi necessaria conseguenza, la vita loro un continuo errore, un perpetuo inganno, ed un andare a gran passi avvicinandosi alla disperata eternità.
L’atto di fede è un assenso che dà l’intelletto obbligato a ciò dalla sua volontà.
L’esser cristiano importi esser seguace e discepolo non già del mondo, e dei piaceri, ma di Cristo, nato in una stalla, morto in una croce, vissuto in povertà e dolori, e disprezzi.
L’eternità è come una ruota, o circolo, che non ha fine nei suoi giramenti.
L’eterno Padre fregiò Maria qual sua cara figlia: volle che tutto per la salvezza nostra potesse ella fare, e che niente fosse impossibile alle sue preghiere.
L’Evangelio no’ fu scritto, nè pubblicato per i soli monaci, ma per tutti, e a tutti ebbe Cristo di mira nel predicarlo come Egli medesimo si è dichiarato: Quod vobis dico omnibus dico: così anche gli Apostoli nel predicare e nello scrivere le loro Epistole ebbero di mira non questo o quel ceto di persone, ma tutto il cristianesimo.
L’ignoranza è un morbo che sfugge i più acuti sguardi.
L’innocenza non può conservarsi se non è tutto dì custodita da una convenevole mortificazione, e penitenza.
L’interesse suol essere il veleno della carità e la radice altresì di tutti i vizi.
L’obbedienza è il voto più nobile, perché con esso si offre a Dio il meglio che abbiamo, cioè l’anima.
L’osservar il santo Evangelo fa buoni cristiani.
L’umiltà è lo strumento efficace a rendersi saggi.
La carità nel paradiso non s’estende a dannati, ne di essi s’avrà compassione alcuna.
La carità riguarda gl’interessi altrui come suoi.
La carne ama, e oh quanto i giochi, i balli, le maschere, le commedie, le tresche.
La carne spira orgoglio, vanità, ambizione, avarizia, vendette, doppiezza.
La carne vuol secondare i sensi, e lo spirito vuol mortificarli.
La costanza nel male non è virtù, è ostinazione e cecità di mente, è viltà d’animo che non sa emendarsi.
La croce è dura a portarsi: molti cominciano, e pochi perseverano.
La cupidigia à la radice di tutti i mali, e peccati, per cui giunsero alcuni a perder sino la fede, non che il solo rimorso della coscienza.
La cupidigia estingue la carità, perché ove questa cerca Dio, quella cerca se stessa, e tutto vuole per sé.
La esistenza di Dio è una verità conosciuta col lume naturale.
La fede è la regola di nostre speranze.
La fede, essendo dono di Dio, umiltà ci vuole e sempre umiltà.
La felicità consiste nel distacco dal mondo, nella mansuetudine, nella fame e sete delle cose buone, nella mondezza del cuore.
La felicità si cerca dove non si trova, nell’avarizia.
La fonte dell’ignoranza è la superbia.
La loquacità è certo segno di non esservi né umiltà né timore; e se mancano questi due appoggi, non è Dio che spira.
La mattina, alzato di letto, ringraziate Dio dei suoi benefici, proponendo d’amarlo e servirlo, e ascoltate la S. Messa.
La mia gloria, le mie ricchezze, la mia salute, ed ogni mio ben star debbono di continuo uniti colla mente e col cuore al solo Dio.
La misericordia divina non conosce limiti.
La misericordia, che serve solo a distruggere il peccato. non si concede per fomentarlo.
La morte non può farsi meglio della vita.
La morte tanto è certa che ha da venire, quanto è incerta dell’ora in cui verrà. Ogni momento ci può cogliere all’improvviso.
La morte viene quando meno si pensa.
La pazienza rassoda la speranza e la virtù.
La penitenza è una medicina necessaria a guarire le tante febbri maligne che ci ammazzano l’anima, ed è altresì un freno a ritenere fra limiti la nostra ribelle natura, che ci trascina tutti dì nella perdizione.
La penitenza è una medicina troppo amara, e la ricusano coloro che più ne avrebbero maggior bisogno.
La perfetta ubbidienza, come tutte le virtù risiede principalmente nel cuore, e nella volontà e consiste non solo in eseguire i comandi, ma anche in eseguirli volentieri, in approvarli, in assoggettarci all’altrui parere, in cattivare spontaneamente in ossequio di Cristo, i nostri giudizi, le ragioni, le inclinazioni, l’amor proprio, i desideri, e vivere in modo, che non abbiamo più voglio, e non voglio.
La perfezione nostra consiste nel crescere, e perfezionarci nella carità.
La povertà di Gesù Cristo è si grande che in tanti suoi bisogni non ha ne pure uno straccio con che ricoprirsi, non ha un sorso d’acqua di che dissetarsi. I patimenti sono incredibili: basta riflettere, che pende da tre chiodi da una croce.
La povertà è il primo fondamento della perfezione.
La propria volontà e il proprio giudizio sono la rovina delle anime e dei religiosi, non potendo entrare in tali anime l’amor perfetto di Dio, ma entra bensì la superbia.
La Religione è luogo di penitenza, è scuola di perfezione, di silenzio, di lagrime, d’orazioni, di fatiche, di croci, di penurie, d’umiliazioni, di abiezioni, di povertà, d’imitazione esatta del Crocifisso: E in tale scuola come posso io cercare o lo sfogo di mie passioni, o l’adempimento di mia volontà?
La rilassatezza più odiata da Dio si è la ribellione che fa la nostra volontà e la nostra mente dalle disposizioni di Dio.
La salute dell’anima ha da mantenersi sempre florida e perfetta più che quella del corpo.
La salute dell’anima non consiste in molte orazioni vocali, in disciplina, digiuni, devozioni, e simili: consiste in una vittoria compita di se medesimo.
La santità consiste nel morire a noi stessi, cioè alla nostra volontà e al nostro giudizio, per voler quello soltanto che vuole Dio.
La sera prima di andare a letto fatevi l’esame di coscienza sopra i pensieri, parole, ed opere, e omissioni della giornata, e se trovate difetti pentitevi, e procurate d’emendarvi nel giorno seguente.
La sera, prima di andare a letto, fatevi l’esame di coscienza sopra i pensieri, parole, ed opere, e omissioni della giornata, e se trovate difetti pentitevi.
La sola osservanza della Divina Legge è un bene vero, stabile, vantaggioso, e ricompensato da Dio con premi immensi.
La sostanza della povertà consiste nel cuore, niente amando di questo mondo.
La verità ha molti veli che l’occultano, e sono moltissime le apparenze che fanno invece di pesci pescar dei granchi anche i più accorti.
La via della croce è l’unica che conduce al Regno.
La vita cristiana è tutta di pura fede.
La vita cristiana non è come la pensate voi, una vita allegra, scialosa, mondana, nemica della croce, difforme tanto da quella di Cristo. Anzi deve essere una vita penitente, una vita di spirito, una vita che niente ha da fare col mondo, colla carne, colle vanità: una vita i di cui affetti, e operazioni stiano indirizzati ad altri paesi che si chiamano paesi eterni: cioè alla patria del Cielo dove avete sempre a godere la bella faccia di Dio.
La vita cristiana non può stare ove si lasciano regnare le passioni.
La vita cristiana non può stare, ove non s’affatica l’uomo di seguir le pedate del suo divin Redentore.
La vita eterna è promessa a chi vive da cristiano.
La volontà colle brusche non si piega mai, più tosto s’indurisce.
Lasciamo fare a Dio, che ogni cosa dispone per nostro maggior bene.
Lasciate che facci Dio per fiaccare la mia superbia e correggere e punire la mia ingratitudine.
Lasciate fare a Dio ch’è Padre di misericordia.
Le circostanze in cui siamo invece di sgomentarci devono accendere più tosto il nostro fervore, perché con tali cose contrarie che si patiscono possiamo farne acquisto di vere virtù.
Le contraddizioni nelle cose buone sono buon segno.
Le contraddizioni sono buon segno: e se c’è umiltà, e pazienza, e silenzio servono a provare il nostro Spirito, e Dio finalmente le volterà tutte in nostro bene.
Le contrarietà provano lo Spirito: chi le soffre è approvato da Dio, chi soccombe, è riprovato.
Le cose aspre si diano a praticare colla soavità, e dolcezza, facendo che le anime s’innamorano, altrimenti non farà lega virtù alcuna.
Le cose buone han da avere contrasti, e tanto più forti: quanto sono di maggior servizio di Dio.
Le cose si operano in bene se amiamo Dio, e confidiamo in lui.
Le cose usate non fanno impressione, perché assuefatto il senso s’intorpidisce, né muove più l’anima come prima.
Le croci, essendo prove, bisogna regger saldi, e non rilassarci.
Le difficoltà che provate oggi le proverete sempre.
Le lettere, tanto e non più da noi s’hanno a procurare, quanti son necessarie a conoscere Dio, ed aiutare i prossimi nostri.
Le lusinghe che oggi v’affascinano, v’affascineranno anche in avvenire.
Le nostre virtù esser devono sì forti, e massicce, che arrivino a rendere incorruttibile la virtù degli altri, e conservare da ogni putredine di vizio le altrui coscienze.
Le novità introdotte senza un gran bisogno procedono d’ordinario dalla vanità, e dalla superbia.
Le passioni che sosteniamo per amore di Cristo, e la penitenza che facciamo per esso, durerà poco; ma poi la gloria, che per questo ci sarà data da Dio, sarà infinita.
Le sante ispirazioni stanno in un orto ben chiuso, custodite da ladri, e da perturbatori nemici.
Le tempeste, quanto saranno più furibonde, tanto più mostrano, che forse Dio, resterà molto servito.
Le tentazioni della fede, è certo che queste sono le più crudeli.
Le tentazioni di fede coll’umiltà e coll’orazione si vincono.
Le verità divine diventano efficacissime a metter senno, a compungere il senso, ed il cuore, e a svegliare l’anima dal suo letargo.
Le virtù si praticarono anche da gentili filosofi.
Le virtù sono mezzi per amare Dio, e perfezionarci nel suo amore.
Le vostre afflizioni veramente sono grandi.
Lo spirito aborrisce l’ozio, e vuole star sempre occupato in esercizi onesti.
Lo spirito ama le mortificazioni, il silenzio, la solitudine, l’orazione.
Lo Spirito Santo diffonde la carità nei nostri cuori.
Lo spirito spira umiltà, disinteresse, mansuetudine, sincerità.
Lo stesso figlio di Dio viene in noi con tutte le sue virtù, e meriti, e grazie: e viene per arricchirci, per sanarci, per distoglierci con gran forza dal mondo, e da noi stessi e trasformarci in Dio. E perciò qual morbo qual vizio può restare in noi, che non sia guarito, qual ignoranza, ed errore che non sia sgombro, qual inganno non scoperto, qual tepidezza non riscaldata.
L’umiltà insegna, per assicurare gli uomini da ogni errore, a non fidarsi tanto del proprio parere, ma assoggettarlo all’altrui, stimando più facile abbagliarci noi nel mezzo dì, che altri all’imbrunir dell’ora.
L’utile maggior lo reca la virtù, quale nel servire agl’infermi maggiormente si esercita.
Ma noi che siamo di poter reggere alla tempesta? Da Dio ha da venire l’aiuto.
Ma se Iddio vi volterà le spalle, e vi lascerà in abbandono, di voi che ne sarà? Sì, sarebbe pessima la sciagura vostra, ma il peccato non ve la fa conoscere.
Maria non cessa mai di negoziare la salvezza vostra. V’impetra grazie, vi ottiene lumi, vi fa concedere spazio di penitenza, acciocché non vi colga la morte col peccato nell’anima.
Maria, conforto nostro, speranza nostra, causa dell’allegrezza nostra, luce degli occhi nostri, sostegno della debolezza nostra.
Mettete il vostro cuore in allegrezza quanto potete e l’allegrezza fondatela nella misericordia e bontà infinita che Dio ha per voi.
Mettete nelle mani del vostro Dio il cuore, amando lui solamente, perché mani più fedeli, più ricche, più dolci, più benefiche, non potrà trovare.
Mettetevi nelle piaghe amorose di Gesù Cristo, che se patì tanto, e morì per noi, non lascerà di consolarvi secondo il bisogno, e concedervi una felice eternità.
Mettiamoci sotto l’ubbidienza, e lasciamoci da quella regolare in tutto, qual cieco, colla sua guida: ed ecco che in tutto piaceremo a Dio, e i guadagni e i vantaggi che ne riporterà l’anima nostra saranno continui, e saranno immensi.
Morirete al certo, come avete vissuto.
Né pure un momento si deve star in peccato, tanto più che possiamo morire ogni momento, e di noi che ne sarà.
Nei decreti eterni di Dio è stabilita la sorte d’ognun di noi: o felice o beata.
Nel comunicarci ci nutriamo, e nutriti, come accade ai viandanti, camminiamo, cioé ci avviciniamo sempre più a Dio, per più amarlo.
Nel comunicarci diamo moto alla fede, e sarà ogni comunione di gran profitto.
Nelle piaghe del nostro Redentore, trovar potremo la piena di ogni contentezza.
Nessuna virtù fa lega nell’anima, che con amarsi.
Nessuno può amare che il bene.
Nessuno può mai agire contro la propria coscienza.
Nessuno può mai avanzar cammino, se non tiene sempre fisso dinanzi agli occhi il luogo dove ha da arrivare. Se usciti di colà non sapete dove andare, potrete stancarvi camminando, ma non potrete mai giungere a luogo alcuno prefisso. Il fine in cui ha da incamminarsi il nostro pellegrinaggio egli è la beata Patria, e per colà arrivare ci siamo noi ritirati dal mondo, e messi nel deserto della Religione.
Nessuno, per quanto ingrato e peccatore sia, deve mai diffidare di potersi far gran santo col divino aiuto.
Noi colla povertà ci obbligammo a non aver nulla che fosse nostro in questo mondo né in particolare, né in comune.
Noi da Lucifero impariamo ad esser superbi e risentiti.
Noi dobbiamo sempre, quant’è possibile, pensar bene di tutti, e venerar tutti, come vuole la carità.
Noi non per esser dotti, ma per piangere i peccati e fare penitenza, ci siamo fatti religiosi.
Noi siamo in grande errore se per esser Dio misericordioso, procrastiniamo l’emenda, e non correggiamo la nostra mala vita.
Noi siamo nati per morire, e qui stiamo di passaggio; né importa quando e come si muore, purché si muoia in grazia di Dio.
Non badate a ragioni e contro ragioni. Anche se vi fosse torto, offritelo a Dio.
Non buttate così al mare i talenti che Dio v’ha dati, il tempo, i lumi, i sensi, l’attività, la salute, la vita.
Non c’è giocatore sì pazzo che perde tanto allegramente la sua roba, quanto noi perdiamo il Cielo, l’anima, Dio, tutti noi stessi.
Non c’è peccato più contrario a Dio della disperazione della sua pietà.
Non cessi dunque di pregare, e far pregare il Signore, perché dia lume, e fortezza a far chi deve la sua santa volontà.
Non ci affascinerà l’interesse, perchè attaccati alla dottrina di Cristo ogni terrena comodità la stimeremo qual fango.
Non ci alletterà più il mondano onore, perché seguendo la dottrina di Cristo lo stimeremo qual fumo.
Non ci appagherà il diletto carnale, perché seguaci della dottrina di Cristo lo riputeremo veleno.
Non ci spaventerà la croce, perché seguaci della dottrina di Cristo la stimeremo qual tesoro.
Non ci vuole molto a saper ognuno cosa ha da fare per vivere da Cristiano: basta che rifletta alle parole del santo Vangelo.
Non dovendo dar conto che a Dio, si è in libertà di operare secondo Dio.
Non dovete punto dubitare, che in man di Maria si tenga depositato il cuore di Dio, in guisa che dispone ella come vuole di tutte le grazie, e favori, di tutte le ricchezze ed infinite ricchezze dello stesso Dio.
Non è questa vita il termine, ma il viaggio. Si vive per trovare la nostra felicità: e terminata la vita può trovarsi, perché in questa vita non c’è cosa che possa renderci felici.
Non in questo mondo, ma in quell’altro mondo aspettiamo noi la nostra quiete, la consolazione nostra.
Non pochi, non molti, ma innumerabili per l’ignoranza in cui vivono sono in misero stato di dannazione!
Non possiamo noi aver sotto gli occhi le pene dell’inferno, però possiamo averlo spesso sotto gli occhi dell’anima.
Non posso perdere Dio, se io non voglio.
Non può vivere da cristiano, cioè secondo lo spirito, chi non si contraria di continuo alla voglie scorrette della sua carne e non si può contrariare alle voglie della carne, chi con santo rigore non la tratta da ribelle, e da nemica.
Non sapete che questo mondo è traditore, e che quando v’accarezza coi suoi beni, ricchezze, onori, salute, comodità, mortalmente allora vi ferisce, e vi avvelena?
Non sarebbe possibile amare Dio, se Dio prima non ci amasse.
Non siete uomini d’orazione, se siete ambiziosi, impazienti, puntigliosi, attaccati al mondo, nemici di solitudine, e di povertà.
Non state mai in ozio, ma sempre applicati, o in cose spirituali, o nella fatica.
Non ti lasciar mai sedurre dal mondo, e dalle sue vanità. Abbi sempre Dio davanti agli occhi della tua mente; e di giorno e di notte, e in tutti i momenti di tua vita in Lui confida, con lui consigliati, affinché quanto pensi, quanto parli, e quanto fai conforme sia al suo santissimo volere.
Non vedi che hai perduto il Cielo per un momentaneo piacere?
Non vi basta [a voi religioso) esser casto, esser povero, esser ubbidiente, ma se volete esser tale con profitto, bisogna tutto indirizzare al conseguimento del fine, cioè, a vie più di giorno in giorno unirvi a Dio, e crescere, e perfezionarvi nel suo amore. Mancandovi un tal impegno, vi manca l’anima, e la sostanza della vita religiosa.
Non vi deve bastare [a voi genitori] dir ai figli che si confessino: ma di più consegnateli voi stessi a un santo, e dotto confessore pregandolo istantemente che abbia tutta la cura delle loro anime, che li regoli nel ben vivere, che li corregga se difettano, che l’incoraggia, se s’intiepidiscono.
Non vi deve bastare [a voi genitori] esortare i figli che frequentino le chiese, ma di più, conduceteli voi stessi in Chiesa, e fateli assistere con modestia, e devozione al sacrosanto sacrificio della Messa, fateli ascoltar la predica, fateli imparar meglio la cristiana dottrina.
Non vi sgomentate, che dopo la tempesta seguirà la calma.
Non vi sgomentati per i vostri propositi, che non durano. Se cadete cento volte, risorgete altre cento, e sperate in Dio che vi consolerà.
Non vogliate imitar coloro la di cui vita è assai abominevole dinanzi a Dio.
Non vogliate voi dunque, per deliziarvi col mondo, perdere le carezze che vi vuol fare Dio.
O grande Dio dell’amore, pietà, pietà di noi.
Oggi che Dio vi chiama, rispondete, non fate il sordo.
Ogni giorno fare un’ora o un a mezz’ora di meditazione sopra la misericordia di Dio, per sperare il suo aiuto e più amarlo.
Ogni giorno fate un’ora o un a mezz’ora di meditazione sopra la passione del Signore.
Ogni mattina, subito che v’alzate da letto, sollevate la vostra mente a Dio dicendogli: Vi ringrazio Signore che m’avete dato questa santa giornata, e quanto quest’oggi farò, tutto sia a gloria vostra. Aiutatemi a non peccare mai.
Ogni santità consiste nel far la volontà di Dio, e non la nostra.
Ogni uomo è in pericolo continuo di morire, assai più in tal pericolo si trova il peccatore.
Ognuno di noi consideri la sua volontà e il suo giudizio come il nemico più fiero che può mai avere, qual bisogna ferire ed ammazzare, se vogliamo salvarci.
Ognuno ha la sua croce. Bisogna portarla e con ragione, non c’è altra via per raggiungere il paradiso.
Ognuno può farsi santo, se vuole, in qualunque luogo.
Oh Vergine bella, Vergine santa, Madre nostra, gloria nostra, rifugio nostro: vi lodino tutte le creature.
Oh, se pensassi che fra breve dovrà finire la vita, come lasceresti in un subito quella cattiva pratica, come perdoneresti le ricevute ingiurie, con qual prontezza, peccatore mio, renderesti la roba tolta al tuo prossimo, con qual contrizione manifesteresti le colpe, tante volte taciute, al confessore; come in un subito diverrebbe santo quel peccatore, che m’ascolta, il quale né con tremuoti, né con la peste, né con la penuria, né con altri castighi, volle una volta risorger dal peccato?
Opera il taglio delle cattive abitudini, generate dal peccato e dagli attaccamenti al peccato.
Ora che Dio con singolare misericordia, vi chiama, e vi fa a vedere la sua giustizia, approfittatevi della opportunità con pentirvi sinceramente dei vostri errori.
Ora che Iddio vi offre perdono, non perdete la favorevole congiuntura.
Pascetevi avidamente della manna celeste, che Dio v’appresta.
Pecca d’ignoranza chi non ama a tutto potere Dio. Se non ama Dio, ama necessariamente le vanità. Or se l’amore di Dio illumina, l’amor delle vanità, essendo un amor di menzogne, acceca la mente, e di continuo lo fa errare.
Pecca d’ignoranza non chi non ha studiato lettere, ma chi non ha lo Spirito del Signore, e si pasce piuttosto dello spirito del mondo, e della carne, e fuggendo la croce, va dietro l’ambizione, l’interesse, i piaceri, le comodità, le oziosità, i passatempi. Costui pascendosi delle tenebre, ancorché fosse un teologo, egli vive nelle tenebre, e mille volte pecca senza avvedersi.
Pensate che Gesù Cristo fu così malinconico nell’orto, che si ridusse alle agonie, e sudò sangue: onde, se patiamo noi lo stesso, consoliamoci, mentre ci rassomigliamo in parte al nostro Redentore.
Pentiamoci dunque di nostre colpe, e piangiamo spesso d’aver offeso Dio.
Pentitevi di vostre colpe, e stabilite da qui innanzi a vivere da veri figli della Madre di Dio: con che vi verrà fatta meritarvi la sua protezione in vita, e dopo morte conseguirete quella eterna felicità per cui meritarvi, affaticossi tanto la vostra Madre.
Per amarsi Dio a dovere, bisogna non goder mai di altro che di lui.
Per ben insegnare bisogna usar amore, e dolcezza.
Per il Cielo fummo creati, per acquistarci il Cielo, morì Cristo in Croce.
Per quanto ci siamo confessati, e pentiti di nostre colpe nessuno di noi finché vive può sapere se la sua penitenza fu o no accetta a Dio, e se arrivò ad impetrar perdono; e però finché si vive bisogna sempre battere le porte della divina misericordia, e con lacrime di contrizione e con un cuore contrito sempre, e umiliato procurare di muovere Dio a pietà. E quando fossimo certi d’aver ottenuto il perdono, il debito che c’è rimasto a scontare egli è grossissimo: e a scontarlo ci vuole altro che quella tenue penitenza che sogliono imporre a dì nostri i confessori.
Per salvarci camminar dobbiamo per la via della salute.
Perché gli angeli sono migliori di noi? Perché meglio di noi possono conoscere ed amare Dio.
Perchè mai volle con noi restare il Signore nel Sacramento? Per eccesso di sua carità. Sapeva egli restarsene i suoi discepoli tra pericoli di questo mondo e non ebbe cuore allontanarsi da noi.
Perché non avvenga tanta disgrazia facciamo gli esercizi (spirituali), ma facciamoli con la dovuta disposizione del corpo, della mente, del cuore.
Piangete ai piedi del Crocifisso, e implorate dalla sua misericordia la grazia per convertici.
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"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".