1. "Particole di amore" di Padre Gesualdo

A cura di p. Giuseppe Sinopoli

Sfogliando i manoscritti del p. Gesualdo ho selezionato alcune “particole di amore” e ho pensato di offrirle al visitatore del nostro sito, al fine di trarre nuove energie umane e spirituali nel cammino feriale della sua faticosa giornata esistenziale.
Queste “particole” sono il frutto della sua zelante e non comune spiritualità, che ha costantemente accompagnato il suo servizio ministeriale nella comunità umana, cappuccina ed ecclesiale, secondo lo specifico di ognuna.
Attingendo avidamente alle sorgenti della Parola biblica, del Magistero della Chiesa e degli scritti dei santi Padri, si è fatto preghiera vivente, soprattutto, davanti a Gesù Eucaristia, alla Vergine della Consolazione e al fondatore san Francesco d’Assisi, assimilandosi a totale dono d’amore.
Così “trasformato”, gli è stato naturale farsi servo instancabile non solo della Parola di Dio, recandosi anche nei luoghi più inconsueti, come le montagne dove i pastori badavano ai loro greggi, per portare la buona novella, ma anche delle antiche devozioni della Chiesa, prime fra tutte la devozione del Cristo sofferente e crocifisso, della Madonna addolorata, del santo rosario, e incoraggiando con l’esempio e le parole a ritornare al Signore ed a conformarsi a Lui.
Le “particole di amore” del p. Gesualdo - riproposte nel linguaggio originale - costituiscono, pertanto, un’ottima occasione per risvegliare la fame e la sete della santità, sulle orme di questo umile cappuccino, figlio della nostra Terra di Calabria.


A noi spetta più che mai accendere il nostro zelo alla santificazione nostra e degl’altri

A voi vi è più facile che ai secolari operare la vostra salute: operatela dunque, ché il tempo passa. Non sentite Gesù Cristo come ancor v’invita a salvarvi? Non vedete il Serafico Padre, che ne ha tanta voglia? Date dunque pronta risposta al vostro Dio, e date questo piacere a S. Francesco, e sforzatevi col fervore emendare la tepidezza, e supplire alle tante negligenze in cui siete vissuti.

Abbiamo una Madre sì potente, sì savia, sì interessata del nostro bene!

Abbiate premura somma di far buona orazione, cioè di orare sempre a Dio, ma con cuore puro, mondo al possibile dei terreni affetti.

Abbiate sempre a mente che, più di voi, ha patito per amor vostro il figlio di Dio.

Abbiate una carità grande nel sopportare quei difetti che si commetteranno contro la persona vostra.


Ad esser ammesso alla sequela di Cristo bisogna andar sempre contro acqua, cioè far violenza alle inclinazioni cattive, e portar la croce, ed imitar Gesù Cristo.

Adesso che Dio vi chiama, corrispondete alle sue ispirazioni.

Adoriamo sempre i divini giudizi e sforziamoci pigliar tutte le cose in bene.

Affaticatevi migliorarvi sempre senza mai cessare.

Altro non fa chi pecca, se non di turbare quei disegni, e quelle volontà di Dio, che a lui sarebbero vantaggiose; e adempire nel tempo stesso quegli altri, che sono di sua rovina.

Ama il tuo corpo, non lo tradire. Se vuoi che goda, castigalo, frenalo, privalo di sue scorrette voglie. E se si contorce, e ripugna, digli, che abbia un poco di pazienza. Che ora è tempo di fatica non di riposo: che verrà il tempo di sua esaltazione, di sua gloria, di suo trionfo.
Ama la carne di stare in ozio, e di perder le giornate in mezzo le piazze.


Andiamo pure a riverire la nostra Madre Maria, e il Redentore nostro Gesù Cristo, che c’aspettano per abbracciarci, per baciarci, per stringerci nel loro seno.

Apparecchiatevi solo alle croci, a ludibri, a derisioni, a maltrattamenti, che tutti a noi son dovuti, e rifiutate generoso le consolazioni terrene, che non fan per noi.

Appoggiate i vostri propositi alla grazia, e potenza di Dio, non alla vostra virtù, e non dubitate.

Assoggettando a Dio l’intelletto, e il senso assoggettato all’intelletto si mette l’uomo in quell’ordine che è la sua felicità.

Attenda a pregare il Signore, che si degni adempire la sua volontà, e non guardare ai nostri demeriti.

Attendete sopra tutte le cose ad avere umiltà, e pazienza, ed amore anche con i nemici.

Avendo Dio, niente ci potrà mancare.

Avete l’esemplare in Gesù Cristo, cui conformare la vostra vita se non vi piace andare errati. E queste regie virtù da voi desiderate, e praticate in tutti gli incontri v’insegneranno quello che dovete fare o non fare nel vostro stato.

Avete offeso Dio: una Maestà sì grande, un Benefattore sì prodigo, un Signore sì potente. Non occorre altro: umiliatevi ai suoi piedi e piangete il mal fatto.

Beato chi ascolta Dio quando parla da Padre. Guai a chi non l’ascolta, ma più guai a chi l’ascolta e non s’approfitta.

Beato chi patisce per la giustizia, il paradiso è suo.

Bisogna ad ogni altro amore preferire l’amor di Cristo.

Bisogna farci animo e confidare nel solo Dio, il quale in tempo di necessità è a noi più vicino e non permetterà di esser travagliati sopra le nostre forze, e ci darà tal aiuto, che ne riceviamo profitto.

Bisogna farsi animo, ché dopo la tempesta segue la calma.

Bisogna non solo servire a Dio, ma servirlo con fedeltà somma, con puntualità esatta, con amore acceso.

Bisogna pazientare un poco, e agli assalti, e tentazioni con umiltà, ed orazione resistere, e non dubitate che Il Signore vi assisterà.

Bisogna sacrificarsi in tutto alla santa ubbidienza.

Buttatevi ai piedi del Crocifisso, e quindi non vi partite se piangendo colla Maddalena, non udite da Cristo: Remittuntur tibi peccata.

C’impediscono di volare a tutta sua possa in Dio le terrene comodità, i piaceri della carne, la libertà di fare a nostro modo.

Castigo il mio corpo appunto per non dannarmi, affinché avendo salvati altri colle mie prediche, non debba io infelice eternamente perire.

Cercate dal solo Dio la vostra felicità.

Che disgrazia sarà la nostra veder cambiato in Giudice colui che doveva riceverci qual Padre, quale Sposo qual Redentore.

Chi ama il prossimo non l’offende né colle opere, né colle parole, né col cuore: anzi l’aiuta, lo soccorre, lo compatisce.

Chi ama le tenebre né pure Gesù Cristo colla sua luce apporterebbe chiarezza, come successe infatti quando venne al mondo, e però sta scritto nel santo vangelo: Lux in tenebris luce, et tenebrae eam non comprehenderunt.

Chi ben vive, ben muore, né può ben morire, chi malamente ha vissuto.

Chi cerca se stesso non cerca Dio.

Chi combatte per Dio, e confidato in Dio, stia pur di buon animo: ancorché avesse tutto il mondo, e tutto l’inferno scatenati contro, ne riporterà non dimeno di tutti gloriosa vittoria.

Chi ha cura della sua anima, e si sforza di vivere in grazia di Dio, non lascia mai di temer la morte, perché chiaramente conosce, ed è persuaso non potersi alcun fidare o dell’età, o della salute.

Chi non ama Dio, ama necessariamente le vanità.

Chi non cammina, e non si trova nella via del Cielo, non è in stato di salute.

Chi non fa di continuo orazione con cuore puro si priva più o meno dei lumi che suole Iddio concedere a chi lo prega. E senza lume resterà l’anima delle tenebre.

Chi non tratta da nemica la carne, cade spesso in peccato e si danna.

Chi non vive da cristiano si danna.

Chi potesse spiegare le dolcezze che prova l’anima al mirare la Regina de’ Cieli, che splende ella più, che tutto il paradiso, e sopra tutto al rimirare quel Dio umanato, ch’è la felicità di quella beata Padria?

Chi regge alla contraddizione è paziente.

Chi si pasce dello spirito del mondo, e della carne, fugge la croce.

Chi tra di noi fatica di proposito ad acquistarci le cristiane virtù ed è innamorato di Dio, non merita altro elogio, che di esser veramente un buon cristiano.

Chi ubbidisce non può sbagliare, perché segue una guida infallibile qual è Dio.

Chi vuol fare bene i suoi doveri, s’aspetti delle croci.

Chiudi gli occhi a questo mondo, e alle sue vanità, sforzandoti di morir santamente a lui, ed a te stesso, acciocché venendo poi la morte potessi cominciare una beata vita.

Chiunque farà la volontà di Dio sarà costui unito a lui e perciò felice.

Ci diamo alla penitenza per non peccare, e per non dannarci; perchè abbiamo le passioni ribelli e col castigo bisogna tenerle in freno, perché abbiamo i sensi scorretti e colla mortificazione bisogna custodirli.

Cogli occhi sempre fissi alla vostra Patria celeste, rimirate il resto come di passaggio.

Col buono esempio, che muove più delle parole, mostratevi nemici del peccato, amanti delle virtù, solleciti più per l’anima che per il corpo, e rendetevi un vivo modello di cristiana vita.

Col consentire al peccato questo fa il peccatore: mette Dio da una banda, e dall’altra mette quel piacere, quel puntiglio, quel capriccio, quell’ambizione, quella golosità, quell’amicizia, quella vendetta. E fatta quindi la scelta di chi più gli piaccia, conosce coll’intelletto, che Dio dovrebbe più piacergli, ma nel tempo stesso si persuade che meglio sia per lui la creatura; e vien con ciò a stimar in pratica meno Dio d’un interesse, d’uno sfogo, d’un capriccio, d’un peccato.

Col divino aiuto non peccheremo più.

Coll’andar del tempo, gli abiti viziosi sempre più crescono.

Colla povertà siamo già morti al mondo, colla castità morti alla carne, ma coll’obbedienza morti siamo a tutti noi stessi.

Colla stessa trascuraggine che avete al presente, vi ridurrete sino alla morte, quando anche doveste vivere per altri secoli.

Coll’orazione, e colla sofferenza tutto si supera.


Coloro, che si vogliono arricchire inciampano nella tentazione, e nel laccio del diavolo e in molti inutili, e nocivi desideri, quali sommergono gli uomini nella morte eterna, e nella perdizione.

Confrontate con quelli di Cristo i vostri patimenti: e troverete, che finora non avete patito sino all’effusione del sangue.

Conservarsi umile e mantenere la carità.

Conserviam sempre in mano di Dio il nostro cuore.

Contentatevi di morire con Cristo su la croce, che questo è l’unico mezzo per vivere eternamente con lui nella beata gloria.

Contrariare alle nostre voglie e concupiscenze. E con ragione: queste si oppongono alla carità.

Cosa è da dirsi di voi se dopo tanti anni di religione avete vizi, e non virtù, siete superbo e non umile, iracondo, e non mansueto, geloso e non astinente, mormoratore, e non paziente, loquace e curioso, e non mortificato, impuro e non casto, dissipato, e non uomo d’orazione? Voi certamente con tutto l’abito che portate, non siete in tal caso né pure buon cristiano.

Da voi il Signore richiede molto, perché vi ha dato molto e vi ha dato tutto.

Date il cuore a chi si deve, e a chi vi torna conto di darlo: datelo a Cristo.

Datevi a Dio, e nelle vostre estreme miserie, lo troverete pronto a consolarvi.

Datevi sopra tutto ad amare Dio.

Degnatevi, [amabilissimo Redentore], illustrarmi la mente, reggermi il gesto, ed ogni mia parola avvalorate in maniera che penetri vivamente il cuore di queste anime tanto a me care, e da voi con tanto sangue ricomperate.

Detestate or ora le vostre colpe come cagioni a Cristo di tanti spasimi, ed a voi di tanto male.

Dio è colui cui avete sempre a piacere.

Dio è infinitamente amabile.

Dio non permetterà di esser travagliati sopra le nostre forze, e ci darà tal’aiuto, che ne ricaviamo profitto.

Dio provvede ai nemici, quanto più a chi lo serve.

Dio solo è il centro del nostro cuore, e allora staremo noi nell’ordine.

Dio vi ama, vi vuol bene, vi vuole salvo, vi vuol perdonare, vi vuole in paradiso: morì per voi in croce, e se bisognasse tornerebbe per noi a morir crocifisso.

Dio vi è sempre presente, e vi osserva e vi mira e conforme accetta e gradisce i servizi che a lui fate.

Dite alla purità di Maria tre Avemarie, perché vi liberi la notte di tentazioni brutte.

Dobbiamo a tutto potere di vivere ogni momento apparecchiati a morire.

Dobbiamo essere gli angeli custodi del popolo, difendendolo dalle insidie dei lupi infernali.

Dobbiamo stare avvertiti a non credere sempre alla coscienza che talvolta, occupata dalle passioni, ci dice santo ciò che sarà peccaminoso.

Dobbiamo vivere assai fidati nella provvidenza divina.

Domandate a Dio che vi dia lo spirito di dolcezza e di semplicità, lo spirito di amore e di umiltà, lo spirito di soavità e di purità, lo spirito di gioia e di mortificazione.

Dovendo piacere a Dio che c’è presente, poco importar ci deve se soli o accompagnati lo serviamo.

Dovete amare Dio, sprezzare il mondo, perdonar l’offese, contentarvi del vostro, non rapir l’altrui, mortificar la carne, camminare per la via stretta delle virtù e del Paradiso.

Dovete fermamente credere non esserci al mondo né madre, né amico che v’ami tanto, e che tanto vi benefichi, quanto vi ama, e vi benefica alla giornata la divina Madre.

Dovete gioire che avete occasione di servire ai prossimi.

Dovete mettervi con fiducia sotto il manto di Maria, pregarla di sua assistenza, raccomandarvi a lei, onorare il suo nome, promuovere quanto sapete il suo culto, onorarla, ossequiarla, comportarvi come figli con una dilettissima Madre. E sopra tutto bisogna guardarsi dal darle disgusto coi peccati. Questi sì che sarebbero tanti pugnali con cui ferire, e passare da banda a banda il suo amatissimo cuore.

Dovete riportarvi da pecorelle del divino ovile, imitando Gesù Cristo che tanquam agnus innocens fu tanto oltraggiato, et non aperuit os suum. Finché fate così Dio vi protegge.

Dovunque andate, troverete sempre Dio.

Due cose vuole Dio riguardo agli uomini. La prima di esercitar con essi la sua misericordia; la seconda di esercitar con essi la sua giustizia.

E il tempo che vi rimane, giacché a questo unico fine da Dio vi si concede, spendetelo in purgare da vizi la vostr’anima, e in adornarla con quelle religiose virtù.

E pure di voi che fate conto sì grande del mondo, il mondo ne fa conto sì poco, che non vi pensa, e con tutta la vostra morte continua a star allegro come prima.

E’ meglio badare non già al presente che passa e si riduce in nulla, ma bensì agli anni eterni che non finiscono mai, affaticandoci senza cessare di accumularci meriti per l’altra vita.

E’ meglio sentir in qualunque maniera la parola di Dio, che non sentirla mai.

E’ necessario, anzi necessarissimo, che con lacrimevole confessione delle passate offese, con risoluzione stabile di mai più peccare, con pensar tutto il giorno ai bisogni dell’anima vostra, stesse voi in ogni ora apparecchiati alla morte, come se in ogni ora finir dovesse la vostra vita.

Emendate gli errori, datevi al fervore, al ritiro, alla penitenza: approfittatevi di quei innumerabili ed efficacissimi mezzi che avete in Religione a salvarvi.


Eseguite i voleri tutti di coloro, che stanno in luogo di Dio, e se vi parlano, dovete rispettare la loro voce come quella di Dio.

Far più carità alla porta ai poveri.

Fate ora quello che in punto di morte vorreste aver fatto.

Fate, o Madre addolorata, col vostro patrocinio che la passione e morte di vostro Figlio serva ad ognuno di redenzione e salute, non mai di dannazione e di ruina. Amen.

Fate, o Vergine santa, che pur risorga ognun di noi alla vita della grazia, ma per non più morire coi peccati, e venendo l’ora di nostra morte sia pur la nostr’anima assunta in cielo, in vostra compagnia, in goder di Dio, e goder di voi, per tutti i secoli nel Paradiso.

Fate, o Vergine santa, che, benché peccatori miserabili, non restino deluse sicure speranze e di perdono e di mutazione di vita, e di perseveranza e di salvazione, non per i nostri meriti, ma per vostra bontà.

Fatevi animo a patir per Dio: e rendete persuaso il vostro corpo ad aver un poco di pazienza; ben presto si cambierà per lui la scena e quanto ora più stringesi colla penitenza, col silenzio, colle aridità, col rifiuto generoso d’ogni consolazione terrena, tanto più si vedrà un giorno, colmo di gloria, e di soave dolcezza.

Fatevi animo e confidate in Dio, ch’è Padre.

Fatevi coraggio, e praticate quanto vi disse il vostro direttore.

Finché dura il peccato nell’anima voi siete morto, e durandola così nessun frutto di eterna vita potete produrre.

Finché si vive bisogna sempre battere le porte della divina misericordia, e con lagrime di contrizione e con un cuore contrito sempre, e umiliato procurare di muovere Dio a pietà.

Finirà il mondo che tanto da noi si ama.

Fuggendo la croce, l’uomo va dietro l’ambizione, l’interesse, i piaceri, le comodità, le oziosità, i passatempi.

Fuggite voi da Dio col peccare.

Gesù morì per voi in croce, e se bisognasse tornerebbe per voi a morir crocifisso.

Gran cose abbiamo a Dio promesse, ma cose maggiori ha Iddio promesso a noi.

Guai se Dio lascia un’anima nei suoi errori senza scuoterla. Bene se la scuote, maggior bene se le scosse sono orribili, e quanto più terribili, quanto più deve ringraziarsi la sua misericordia, e procurare a qualunque costo il corrispondere.

I beni di questo mondo non sono per noi se non vili, piccolissimi; finiscono presto e ci lasciano sempre famelici e digiuni.

I beni di questo mondo, che per quanto da noi si custodiscano con gelosia, son sempre sottoposti a mille disgrazie.

I consigli evangelici da noi professati sono come tante piume, che vi fan volare facilmente alla unione con Dio, ch’è il fine per cui fummo creati, e a cui devono aspirare tutti i desiderj nostri.

I cristiani sono cittadini del cielo, e in questo mondo vi stanno come di passaggio, come in un carcere, come in un esilio, come in un paese nemico, che non l’appaga, che non lo soddisfa, che non i suoi godimenti reca loro piuttosto affanno e tristezza. Essi in Dio han riposto il loro cuore, e da lui aspettano ogni felicità, e contentezza.

I cristiani sono vivi nello spirito, e professano di seguire i dettami nel santo battesimo.

I figli s’han da somigliare al Padre, e chi è bastardo non viene ammesso alla eredità.

I genitori possono, se vogliono, far santi i figli.

I godimenti dei servi di Dio stanno nel patire per suo amore in questa vita, che nell’altra vita poi si godrà per sempre.

I graduati han da essere i primi nell’ubbidienza, povertà, umiltà, distacco...

I mondani contentano la loro carne.

I piaceri di questo mondo sono brevi, ma la pena infernale, che se ne acquista per seguirli, è perpetua.

I santi stavano apparecchiati sempre a morire, perché riflettevano ogni giorno, che quello esser potrebbe l’ultimo di loro vita.

I vostri piaceri l’avete nel paradiso, ivi le vere ricchezze, ivi la vera gloria, ivi la felicità del corpo, e dell’anima, che non potete perderla, perché niuno ve la può rapire.

Iddio è colui cui avete sempre a piacere.

Iddio vi ricolma delle sue benedizioni e grazie per meglio servirlo.

Il bene del cristiano non è in terra, ma in Cristo.

Il cristiano non nel mondo, e non nel senso vuole la sua felicità, la vuole anzi unicamente nel solo Dio.

Il demonio cerca con sue ingannevoli lusinghe rovesciare quanto pretende una povera anima per assicurarsi la sua salute.

Il fine per cui ci siamo fatti religiosi fu di morire a noi stessi per poter vivere a Dio.

Il fine per cui fummo creati, è quest’unico d’amare, e servire Dio in questa vita, e poi nell’altra vederlo eternamente, e goderlo.

Il fuoco che non riscalda, e il sole che non illumina non serve a nulla. L’occhio che non vede, l’orecchio che non ode, son membri inutili: e il cuore che non ama Dio e la mente che non pensa a Dio, non serve a nulla, non facendo quel tanto per cui furon creati.

Il gran profitto dell’anima è viver di fede.

Il nostro cuore, e la nostra volontà corre qual cervo assetato a conseguirne quel bene che gli vien proposto dalla sua mente. Se la mente per dar credito alle menzogne propone loro il male per bene, subito la volontà vi consente, e segue nel precipizio la sua guida errante. Quindi sceglietevi altra guida, e sia quella che non può fallire: sceglietevi il Redentore, e seguite le sue pedate, e date credito alle sue dottrine e così vi verrà fatta conservar in mano di Dio il vostro cuore.

Il padre della menzogna, trasfigurandosi in angelo di luce, va accendendo zelo e fervore per ingannarci e tenerci a bada.

Il paradiso è il bene più grande di quanto può da noi desiderarsi.

Il Paradiso fu creato per noi, e l’ha Dio posto sì fattamente in nostra mano, che nessuno ce lo può contendere, né contrastare.

Il parlare senza necessità è leggerezza.

Il peccato accorcia la vita.

Il peccato è come il tarlo che va segretamente rosicando i giorni e gli anni, e non v’è veleno più potente di esso per farci prestamente finir di vita.

Il peccato è un disordine sommo, e spetta a Dio riordinarlo colla penitenza.

Il peccato è una ingiuria solenne, e una grave perdita di rispetto, è una offesa che fai al tuo celeste Padre.

Il peccato ha levato tutto via, e vi ha reso brutto, vilissimo, poverissimo, simile a Lucifero stesso nelle miserie.

Il peccato introdusse in questo mondo la morte
.

Il peccato voi già il sapete, egli è una ingiuria ed un’offesa che fa l’uomo a Dio.

Il peccato, fra le tante disgrazie che reca all’anima, suole ancora accecarla, ed ingombrarla di dense tenebre: dimodoche non conosca più i pericoli in cui si trova.

Il pensare alla morte, e l’apparecchiarsi al morire, è il mezzo unico, e più efficace per ben morire; quando all’opposto, col figurarsi lontana la morte, niente si bada per viver bene, e per conseguenza infallibile non si potrà badare per ben morire.

Il pensare che passano le cose del mondo, o prospere siano o avverse, deve bastare a darci coraggio per non contale.

Il pregio di nostre azioni non consiste in far questa cosa o quella: consiste che in questa o quella cosa si faccia la volontà di Dio.

Il Signore comunque disporrà di noi, sempre sarà per nostro bene.

Il solo Dio può saziarci, sì perché i suoi beni sono grandissimi, nobilissimi, né possono mai mancare, né possono mai defraudare le speranze nostre.

Il suddito quando obbedisce, non sbaglia.

Il tempo che passa non torna più: se si perde, è perduto per sempre non si rimette, non si ricupera, è come l’acqua che scorsa già per il suo letto, non torna più indietro a scorrere, ma se ne va al mare.

Il tepido si suole stimar sicuro, appunto perché è tepido.

Il vero amore procura all’amato il vero bene.

Il vero bene sta nell’eternità ove niente passa, e tutto dura e dura sempre e questo bene sta in mano nostra.

Il vostro cuore è fatto unicamente per amare Dio.

Imitate chi è degno d’essere imitato.

In Dio solo il cuore sta nell’ordine, fuor di lui sta nel disordine: e tu nel disordine speri i tuoi vantaggi?

In due parti consiste la penitenza: in detestare le offese fatte a Dio, e in dargliene soddisfazione delle già fatte. E questo ha da fare se vogliono misericordia i peccatori.

In questa vita non è tempo di riposo ma di sudori, di agonie, di combattimenti.

In questo mondo chi la perde la vince.

In tutti i vostri bisogni ricorrete a Maria che troverete una amatissima Madre.

In vincer se stesso, e assoggettar il suo senso alla ragione, e la ragione a Dio, e perché il senso a ciò ripugna ha da contrastarsi per vincerlo. E in tal contrasto consiste l’acquistarsi la corona di vita eterna. Le virtù esterne le orazioni vocali, i digiuni, etc., son mezzi anch’essi per giungere alla vittoria, o son frutti di essa.

Inorriditevi di vostra pessima condotta, che per momentanei piaceri ridotto avete ad agonie di morte l’Autor della vita.

Io so che la vita penitente dispiace estremamente al demonio che ci vuol perduti.

L’affare, che sopra ogni altro affare ti deve premere, non ti creder che sia o di viver comodo, o d’ammassare ricchezze, o d’avanzarti nei posti, o di fare nel mondo qualche gran figura: l’unico impegno che devi avere è di custodirti innocente, e con cent’occhi guadarti dal peccato.

L’amor delle vanità, essendo un amor di menzogne, acceca la mente, e di continuo la fa errare.

L’amore, quando è intenso, non tollera star separato e diviso dall’amato.

L’anima in grazia di Dio è così bella, così nobile, così ricca, che s’assomiglia a Dio medesimo nella maestà.

Vai alla seconda pagina di "Particole di amore" di Padre Gesualdo. >>

Vai alla terza pagina di "Particole di amore" di Padre Gesualdo. >>

"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".