L’ultimo saluto ai frati

Trascorrono, intanto, i giorni
e le condizioni di salute
di padre Gesualdo
diventano sempre più precarie.

Il passo fa sempre più fatica
a sorreggerlo in piedi.

Ai primi di gennaio del 1803,
incomincia a non farcela più
e spesso è costretto
a mettersi a letto,
fino a quando - come si legge
nel libro della Positio -
«una infermità putrida,
che attaccatolo alla testa,
lo getta in un sonnolente letargo,
senza però privarlo
dell’uso di ragione».

Sera del 27 e nel tardo pomeriggio
del 28 fa chiamare i frati
e chiede loro di pregare
ed egli si accompagna a loro
con voce flebile e volto estatico.

Confessatosi e ricevuto il sacramento degli infermi,
saluta per l’ultima volta i frati,
esortandoli alla perfetta osservanza della Regola.
E alle ore 19,00 spira.

E’ il 28 gennaio 1803.

(Disegno di Giorgio Pinna: Glorioso transito del p. Gesualdo)
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".