La Veglia di preghiera col Vescovo mons. Morosini: La Vergine della grazia e della consolazione (13 settembre 2013)


La veglia del pellegrinaggio cittadino all’Eremo

E’ stata una veglia singolare quella vissuta venerdì, vigilia di uno dei più grandi eventi di devozionale popolare del mondo: la prima processione del venerato quadro della Vergine della Consolazione, Patrona e Protettrice di Reggio Calabria, che viene tramandata da secoli con il termine “discesa”. Una folla di devoti e pellegrini, provenienti anche dai centri urbani della città dello Stretto e persino dalla vicina Sicilia, che l’occhio non ha potuto cogliere in tutta la sua portata, stimata in diverse decine di migliaia, di cui tanti a piedi scalzi o con un grosso cero in mano.

La singolarità della veglia è dovuta a due eventi: la partecipazione del nuovo Arcivescovo Metropolita della Chiesa di Dio che è in Reggio Calabria – Bova; e l’animazione del rito a cura dei frati cappuccini.

Il primo incontro con la Vergine Consolatrice e mons. Giuseppe Fiorini Morosini è avvenuto proprio in occasione della veglia vigiliare la discesa della venerata Effigie, dall’Eremo in Città. Accolto dal superiore dei cappuccini e parroco della Basilica, fra Giuseppe Sinopoli, dai confratelli, dal Presidente dei Portatori della Vara, Gaetano Surace, e dal clero diocesano, è stato salutato con un osannante applauso dai devoti e pellegrini nel suo ingresso per l’inizio della tradizionale preghiera mariana. Egli si è posto non, come i suoi predecessori, sotto la monumentale Pala, dove troneggia il quadro della Madonna della Consolazione, ma a ridosso del Sancta sanctorum, alla testa della corposa assemblea, di cui parte ha seguito il rito da spazi adiacenti le porte. In prima fila anche i Commissari dell’Amministrazione Comunale, dott. La Paglia Carmelo e dott. Castaldo Giuseppe.

L’altro evento è stato colto nel coinvolgimento del superiore del convento e del coro parrocchiale “Cenacolo Maria Consolatrice”, con la collaborazione dei frati cappuccini, convenuti da alcuni conventi della Calabria per la celebrazione della veglia e la consegna della sacra Immagine a mons. Morosini e alla Città.

E’ stato don Nicola Casuscelli, responsabile dell’Ufficio liturgico diocesano, a chiedere a fra Giuseppe tale collaborazione dei “figli di san Francesco d’Assisi” e “custodi del Santuario dell’Eremo”, restituendo loro quella gioia che gli era stata tolta da più di un secolo. Dopo averla opportunamente concordata con lo stesso don Nicola, il quale ha suggerito l’utilizzo dei testi del rosario meditato, pubblicati nell’opuscoletto “Con Maria Madre della Consolazione a cento anni dal ritorno dei cappuccini. Preghiere”, fra Giuseppe ha coinvolto il Ministro Provinciale e i confratelli per i brani introduttivi della recita del rosario e per la proclamazione di passi evangelici illustrante l’annuncio dei misteri, intercalando le decadi dell’Ave Maria con l’inno “Vergine bella e santa” (testo di A. Bartoli e musica di Pasquale Benintende), accompagnato all’organo da fra Giuseppe Sinopoli.

Il suggestivo rito è iniziato con l’inno alla Vergine “Mira il tuo popolo”, cantato da tutta l’assemblea, sostenuta dal coro parrocchiale e dalle note musicali eseguite dalla cenacolina Labate Daniela. Giunto alla sede, il Presidente dei Portatori della vara, Gaetano Surace, ha rivolto un breve indirizzo di saluto all’illustre Presule, presentando la famiglia di cui è animatore composta da 680 persone, chiedendo, come da figli al padre, la sua guida pastorale. Questo il testo: "Eccellenza, mi permetta di darle in benvenuto a nome mio personale, da parte dei miei fratelli portatori nella casa della nostra grande Mamma della Consolazione. Questa associazione è composta da 680 persone che svolgono le più disparate professioni, ma all’interno della nostra grande famiglia i titoli non valgono nulla e sa perché? Perchè noi siamo tutti umili servi della nostra grande madre che veneriamo e portiamo nel nostro cuore. Questi umili servi si rivolgono a lei in modo riverente come i figli al padre perché li abbia a guidare nel cammino della fede e gli faccia sentire sempre la sua vicinanza. Per questo noi, da oggi, se ce lo consente, lo chiameremo Padre Giuseppe, richiamandoci al nostro grande Papa Francesco che nel parlare al telefono con un suo interlocutore, al quale avevano ucciso il fratello, disse: diamoci del tu. Io sono Francesco e tu come ti chiami? Allora ci consenta di chiamarla Padre. E allora Padre Giuseppe, i servi di Maria le saranno sempre accanto ad accogliere i suoi suggerimenti ed anche i suoi richiami, ma ci rimanga sempre accanto per guidarci e correggerci nel nostro cammino. Grazie, i suoi figli portatori della Vara". Quindi, gli ha offerto il caratteristico Fazzolettone, segno di appartenenza all’Associazione, che Mons. Arcivescovo ha gradito e ha voluto subito indossare.

Quindi l’Arcivescovo ha intonato le invocazioni alla Santissima Trinità alla Madre della Consolazione e a “San Giuseppe, sposo di Maria”. A seguire la corona del rosario, secondo lo schema preparato dalla Curia diocesana, la Salve Regina e le Litanie lauretane, eseguite non nella formula recitativa ma cantata.

Toccante e incisiva la riflessione spirituale dell’Arcivescovo Morosini, il quale ha esordito con queste parole: "Partecipando per la prima volta a questa Veglia in questo Eremo, ho provato questa grande emozione: sentire attraverso la vostra fede la presenza viva e consolatrice della Vergine santissima". Ha quindi sottolineato, tra l’altro, come la gioia verso la quale tendiamo e che speriamo di ottenere, necessita del sacrificio per essere conquistata:
 "Abbiamo appena pregato i misteri della gioia. La gioia verso quale tendiamo non è la gioia illusoria, è la gioia che dobbiamo costruire con il sacrificio. Il messaggio della gioia che ci viene dalla fede non è il messaggio di chi ci da la garanzia che stando fermi ed addormentati otteniamo la gioia eterna. La via della croce, garanzia sicura per la nostra gioia senza fine, è per noi cristiani la chiave interpretativa della nostra vita. “Se il chicco in grano caduto in terra non muore, non porta frutto”: questo è il seme della gioia. La gioia si conquista attraverso il sacrificio: l’annunciazione, la visita della Madonna a Santa Elisabetta, la nascita di Gesù, la presentazione al tempio, lo smarrimento e il ritrovamento nel tempio. Noi li chiamiamo misteri della gioia, ma sappiamo che queste esperienze della Vergine Santissima non hanno comportato una gioia immediata. Pensate allo stato d’animo della Madre quando Gesù si perse. Pensate alla natività: “non c’era posto per loro”. Pensate alla gioia dell’incontro con Elisabetta: partire da casa ed andare a servire la cugina, nonostante la gravidanza. Questo è il mistero Pasquale che comincia già nell’esperienza concreta della Vergine Santissima”.


Continuando ha evidenziato come la gioia sia sempre frutto della vocazione che si concretizza: “Voi mamme – ha precisato mons. Morosini – lo sapete meglio di me. La gioia della maternità è la gioia di una vocazione che si compie, ma che passa attraverso il travaglio del parto. Voi sportivi vivete la gioia della vittoria: è la gioia di una vocazione che se non è preparata con la fatica dell’allenamento è una gioia irraggiungibile. Voi studenti non raggiungerete mai l’obiettivo di superare le prove se non passate attraverso la fatica dello studio. Questo è il mistero Pasquale che si deve compiere anche in noi. La gioia cristiana è sempre legata alla fede!”.

E ha concluso: “Vogliamo imparare da Maria a guardare alla nostra vocazione come singoli, come famiglia e come società. Guardiamo a Maria per essere anche noi costruttori di gioia, costruttori di serenità attraverso il sacrificio personale. Miei cari non illudiamoci: il Vangelo non ci garantisce una gioia e una serenità senza la croce. Vogliamo essere felici nella Società? Questa felicità si paga! Come? Mettendo il bene comune al primo posto. In questo momento miei cari fratelli, mentre guardiamo i problemi della nostra città, mentre noi speriamo che questa città possa attraversare questo momento difficile, dobbiamo essere disponibili a porre le condizioni perché questa gioia, la gioia di una Reggio che rinasce, che ritrova la strada del progresso sociale, politico, economico, fondato sulla comprensione e sulla riconciliazione, si compia: dobbiamo metterci a disposizione, accettando di pagare quel poco che ci viene chiesto perché il bene comune prevalga sugli interessi personali”.

Trascorsi alcuni minuti in raccoglimento meditativo, il padre Morosini ha elevato, in ginocchio, la supplica alla Vergine Maria, Madre della Consolazione, al termine della quale “u gridatura dei portatori” ha invitato i presenti a osannare la Madonna con le ormai popolari parole: “Eh griramula tutti cu cori oggi e sempri: evviva Maria!”.

A suggello di tanta predilezione divino-mariana, il coro “Cenacolo Maria Consolatrice” ha intonato la strofa dell’inno “Grazia, Maria, per noi; grazia per quanti amiamo!”, seguita dalla benedizione episcopale.

Infine l’arrivederci a Maria con l’inno: “Ti salutiamo o Vergine”.

(fra giuseppe)

 

 

"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".