La Veglia Pasquale (2013): "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto".
 

Dopo l’attesa silenziosa la Chiesa si appresta a vivere la veglia pasquale, madre di tutte le veglie cristiane. Si celebra nella notte perché Dio ha vegliato per il suo popolo, Cristo ha sconfitto le tenebre della morte e noi vegliamo per vincere il sonno del peccato.

Questa non è solamente la notte che celebra la risurrezione del Signore, ma soprattutto è la notte della rinascita, notte di luce e di vita nella quale si celebrano i sacramenti che “fanno” i cristiani: Battesimo, Cresima ed Eucaristia. Se la messa della notte di Natale viene facilmente legata all’enorme apporto sentimentale e consumistico della messa di quel periodo dell’anno, questa celebrazione, invece, appartiene innanzitutto ai credenti, a coloro che ogni domenica si radunano per celebrare la Pasqua settimanale. Per questo deve diventare il cuore e la sorgente della pastorale, ad essa ci si deve indirizzare fin dall’inizio dell’anno liturgico e deve essere preparata fin dall’inizio della Quaresima.

I
passaggi calmi e graduali dalla soglia delicata e solenne del lucernario, all’ascolto disteso delle meraviglie promesse e attuate da Dio per il suo popolo, alla liturgia battesimale che realizza il passaggio dalla morte alla vita secondo la prassi iniziatica della Chiesa e l’approdo all’Eucaristia pasquale, conducono il fedele a “partecipare” all’evento celebrato: ciò che viene celebrato del Cristo, vincitore della morte, viene realizzato nel cristiano chiamato a passare dalla morte alla vita. Davvero si realizza l’alleanza nuova predetta nei tempi antichi (cfr. Ger 31,31 e Ez 36,16-28) e cantata in modo impareggiabile dall’eucologia: «tutto il mondo veda e riconosca (experiatur!) che ciò che è distrutto si ricostruisce, ciò che è invecchiato si rinnova e tutto ritorna alla sua integrità per mezzo del Cristo, che è principio di tutte le cose» (orazione dopo la VII lettura della Veglia).

A sigillo della liturgia battesimale della grande Veglia è posta la cosiddetta “rinnovazione delle promesse battesimali” che la monizione del celebrante connette al Battesimo che tutti hanno ricevuto e al cammino penitenziale della Quaresima. Come autorevoli studi hanno ampiamente dimostrato, si tratta, più propriamente, di una professione di fede che si svolge in un doppio movimento di
 rinuncia e di assenso. Una vera e propria “risposta” al dono battesimale, piuttosto che una promessa rinnovata. Una risposta costituita dalla professione della fede battesimale da farsi nella comunità cristiana e, conseguentemente e strettamente connessa a questa, la rinuncia deliberata a tutto ciò che si oppone al progetto salvifico di Dio.

Avvalendosi della possibilità offerta dal Messale («con queste parole o con altre simili») si può esplicitare meglio il doppio dinamismo (negativo/positivo, rinuncia/assenso) della professione di fede battesimale e raccordarlo così all’anno della fede quale tempo particolarmente favorevole alla riscoperta della propria dignità di battezzati e delle esigenze che da questa scaturiscono.

Con la Veglia si entra nel terzo giorno del Triduo, dove la Chiesa, stupita e lieta, intesse il dialogo con Maria di Magdala: «Dic nobis, Maria, quid vidisti in via?». E Maria continua ad annunciare nell’“oggi” della celebrazione: «Sepulcrum Christi viventis et gloriam vidi resurgentis». Questo giorno, dove è possibile, è coronato dalla celebrazione dei Vespri battesimali (cfr.Principi e norme per la Liturgia delle Ore, 213): durante il canto dei salmi è opportuno muoversi in processione al fonte battesimale alla stregua degli ebrei che, nel giorno successivo alla notte della liberazione, tornarono sul lido del mare per lodare Jahvè (cfr.
 Es 15 e Sal 105). La conclusione del Triduo è così contrassegnata dalla lode per la risurrezione del Signore e per la rinascita dei credenti dall’acqua e dallo Spirito.

Cogliendo la proposta dell’Ordinamento Generale del Messale Romano
 68 che prevede la possibilità di fare la professione di fede, oltre che nella Messa festiva, «anche in particolari celebrazioni più solenni», può essere significativo, una volta giunta processionalmente l’assemblea al fonte, professare la fede, soprattutto con la formula del Simbolo apostolico, di indole prettamente battesimale o nella formula interrogativa riprendendo così il testo della Veglia. Dopo la lettura breve, in un momento omiletico, si può introdurre la professione di fede che, situata nello spazio battesimale, acquista ancora maggiore efficacia. In questo modo, la grata memoria delle meraviglie che Dio ha compiuto nei nuovi battezzati e in tutti i credenti si salda con l’impegno a professare quotidianamente la propria adesione a Dio Padre, Figlio e Spirito nella Chiesa.

«Credete… ?» Alla triplice domanda sulla fede, la comunità rispondecelebrando e ripercorrendo nei simboli i massimi misteri della redenzione. Anzi, mentre celebra la Chiesa riceve continuamente la sua configurazione, l’identità della fede, la sua conformazione a Cristo. Lasciandosi convocare, vincendo la fatica di una scansione insolita del tempo, prostrandosi di fronte al segno glorioso della croce, stupendosi di fronte alla luce di Cristo che squarcia le tenebre della notte del male e, soprattutto, generando nuovi figli nei sacramenti pasquali, questa Chiesa riconosce che la prima e l’ultima parola, la parola decisiva, la parola che le dona la forma di Cristo, non è frutto di dotte disquisizioni o di umani ragionamenti, ma è la parola dei riti che celebra.


 Se la Chiesa custodirà e manterrà questo coraggio («audemus dicere»), tra le contraddizioni del mondo e le preoccupazioni dovute alla sua azione pastorale, preservando il primato della celebrazione di questi giorni santi, allora sarà beneficata dalla sua stessa liturgia. Sarà proprio la liturgia a “riformare” la Chiesa. (www.chiesacattolica)

O Dio, Padre dei credenti,
che estendendo a tutti gli uomini il dono dell’adozione filiale,
moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli,
e nel sacramento pasquale del Battesimo
adempi la promessa fatta ad Abramo
di renderlo padre di tutte le nazioni,
concedi al tuo popolo di rispondere degnamente
alla grazia della tua chiamata. 
(Orazione liturgia)


                           "Il Signore è veramente risorto! Alleluja!"

"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".