Domenica di Resurrezione: "Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto!" (2014)
 
"La Pasqua è la festa delle feste, la domenica - annota Umberto De Vanna - che dà significato a tutte le altre. Mistero che ci rivela profondamente chi è Gesù, la sua identità ultima e il nostro destino, l’irrompere di Dio nella nostra vita.

Tutta la liturgia pasquale è attraversata da sentimenti di gioia. Dall’Exultet cantato in questa notte in tutte le chiese, all’alba che ritorna come un ritornello di fede gioiosa.

Gesù è veramente risorto! Su questo fatto si fonda tutta la nostra fede".

"Il sabato - scrive mons. Vincenzo Paglia - è passato; sono finiti i giorni degli uomini. Ecco un nuovo giorno. E’ vero, inizia in maniera triste, come spesso è triste la nostra vita, soprattutto quando si sta davanti ad una tomba. Quella di Gesù non è speciale, è una tomba allineata tra le altre tombe di uomini e donne. Semmai c’è una tristezza in più: in quel sepolcro non è finito solo il corpo di un amico, è finita anche la speranza di un regno nuovo che aveva infiammato quel gruppetto di uomini e di donne che Gesù si era portato dietro sin dalla Galilea.

Se il mondo avesse il coraggio di fermarsi presso le tombe! Sentirebbe nel proprio petto  come un nodo di angoscia, un senso di paura, di fronte alla morte della vita, della speranza, del futuro. I cimiteri? Non solo. Ci sono oggi paesi divenuti come grandi tombe, enormi cimiteri di vittime spesso innocenti, per l’oppressione, la violenza, la guerra. Davanti a questo panorama di morte, molti uomini fuggono, come fecero anche i discepoli di Gesù.


Solo alcune donne si fermano; tre, secondo il Vangelo di Marco. C’è Maria di Magdala, una donna un pò strana: è stata guarita da sette demoni. C’è poi l’altra Maria, la madre di Giacomo e poi Salome. Sono tre povere donne galilee, venute a Gerusalemme dietro a Gesù. Ora, smarrite dopo le tristi vicende accadute al loro maestro, non sanno fare altro che recarsi presso il suo sepolcro. All’alba sono già lì, preoccupate per come entrare nel sepolcro. La pietra che chiude la tomba è pesante, come sono pesanti quelle che schiacciano la vita dei deboli. Ma, appena giunte, vedono che la pietra è stata rotolata via, e scorgono un angelo, avvolto in bianche vesti, seduto sulla destra. Sono prese dalla paura. Ma l’angelo dice loro: "Non abbiate paura! Voi cercato Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui".

E’ il Vangelo della resurrezione.

E’ la prima Pasqua: ed è una piccola comunità di tre sole povere donne, straniere e disprezzate. Ancora una volta si compie quello che Gesù aveva detto: "Ai poveri è predicata la buona novella, e beato chi non si scandalizza di me".

E’ la prima Pasqua. Ma anche se essa è solo per tre povere donne, non è però un fatto privato; è per tutti i discepoli: "Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: ’Egli vi precede in Galilea’. E di lì i discepoli avrebbero dovuto annunciare la resurrezione a tutti gli uomini sino agli estremi confini della terra.

La resurrezione è un annuncio che scuote l’intera vita degli uomini. La scuote da capo a fondo per ridarle un nuovo volto: rimuove le pietre pesanti che gravano sui cuori degli uomini per renderli liberi, illumina il buio che grava sulla vita per manifestare il chiarore della misericordia.

Chi risorge è il crocifisso. Quel morto in croce è ora rivestito della potenza di Dio. E la croce che appariva come il culmine della sconfitta, è diventata la potenza di Dio nel mondo. 

E’ questo l’annuncio che quelle donne ricevono dall’angelo della Pasqua, e che provoca gioia grande e assieme timore. Gioia perché intuiscono che Gesù potrà restare con loro, ma anche timore per trovarsi immerse nel giorno di Dio. Esse fuggirono via dal sepolcro. Non restarono ferme là dov’erano. Una singolare fretta entrò dentro di loro. Sì, non si può indugiare davanti all’annuncio della resurrezione. C’è fretta; fretta di annunciare la liberazione ai prigionieri del male, a chi è sepolto dalla cattiveria, a chi è schiavo dell’orgoglio e dell’odio, a chi è schiacciato dalla fame e dalla guerra. Anche tre povere donne possono farlo. Proprio loro, disprezzate e per nulla considerate, furono le prime inviate per annunciare il Vangelo.

E i discepoli sono invitati ad andare in Galilea, nell’estrema periferia di Israele, dove inizia la regione dei pagani, dove Gesù iniziò la sua missione: qui i discepoli incontreranno il Signore risorto e di qui ripartiranno per le vie del mondo. La Galilea è l’immensa periferia povera del mondo che attende l’annuncio di una speranza; ma forse è anche il cuore di ognuno di noi che aspetta di vedere il Signore. "Cristo è risorto, veramente è risorto!".






"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".