Domenica delle Palme e della Passione di nostro Signore Gesù Cristo (20 aprile 2014)

Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore:
è il Re d’Israele.
Osanna nell’alto dei cieli.
(Mt 21,9).

E’ con questo canto antifonale che ha avuto inizio la sempre suggestiva liturgia della benedizione dei rami d’ulivo e delle palme, nel piazzale antistante la struttura sanitaria dell’Istituto Ortopedico.

Con la domenica delle Palme siamo entrati nella Settimana Santa, e cioè nel mistero della passione, della morte e della risurrezione di Gesù.

E per vivere al meglio questi momenti di rinnovata e straordinaria grazia divina, ci siamo costituiti in “unità” parroco, diaconi, catechisti, bambini, cenacolo, rinnovamento nello spirito, presidente dei portatori con alcuni di essi e soliti collaboratori, preparando con passione e nei dettagli “ogni cosa” necessaria allo svolgimento del rito. Infatti per questo iniziale appuntamento abbiamo preparato, oltre all’addobbo in chiesa, una sessantina di rami di ulivo e 520 piccoli fasci di ramoscelli d’ulivo da distribuire, rispettivamente, ai sacerdoti, ai diaconi, ai ministranti, ai bambini ed ai fedeli.

Abbiamo anche quest’anno scelto di dar inizio al solenne rito presso l’Ortopedico per sentirci più vicini ai nostri fratelli “inchiodati a letto” dalla malattia e a tutti coloro che li assistono, condividendo con loro la “passione” e, soprattutto, l’anelito verso la gioia della “risurrezione”.

Mi sembra illuminante essere guidati dalle parole magisteriali di Papa Francesco in questo itinerario verso la Pasqua, che ci aiutano a meditare ed a custodire nel nostro cuore tutto quanto Gesù ha detto ed ha patito perché il creato potesse tornare al suo primiziale splendore.

"Questa settimana incomincia con la processione festosa con i rami di ulivo: tutto il popolo accoglie Gesù. I bambini, i ragazzi cantano, lodano Gesù.

Ma questa settimana va avanti nel mistero della morte di Gesù e della sua risurrezione. Abbiamo ascoltato la Passione del Signore. Ci farà bene farci soltanto una domanda: chi sono io? Chi sono io, davanti al mio Signore? Chi sono io, davanti a Gesù che entra in festa in Gerusalemme? Sono capace di esprimere la mia gioia, di lodarlo? O prendo distanza? Chi sono io, davanti a Gesù che soffre?

Abbiamo sentito tanti nomi, tanti nomi. Il gruppo dei dirigenti, alcuni sacerdoti, alcuni farisei, alcuni maestri della legge, che avevano deciso di ucciderlo. Aspettavano l’opportunità di prenderlo. Sono io come uno di loro?

Abbiamo sentito anche un altro nome: Giuda. 30 monete. Sono io come Giuda? Abbiamo sentito altri nomi: i discepoli che non capivano niente, che si addormentavano mentre il Signore soffriva. La mia vita è addormentata? O sono come i discepoli, che non capivano che cosa fosse tradire Gesù? Come quell’altro discepolo che voleva risolvere tutto con la spada: sono io come loro? Sono io come Giuda, che fa finta di amare e bacia il Maestro per consegnarlo, per tradirlo? Sono io, traditore? Sono io come quei dirigenti che di fretta fanno il tribunale e cercano falsi testimoni: sono io come loro? E quando faccio queste cose, se le faccio, credo che con questo salvo il popolo?

Sono io come Pilato? Quando vedo che la situazione è difficile, mi lavo le mani e non so assumere la mia responsabilità e lascio condannare – o condanno io – le persone?

Sono io come quella folla che non sapeva bene se era in una riunione religiosa, in un giudizio o in un circo, e sceglie Barabba? Per loro è lo stesso: era più divertente, per umiliare Gesù.

Sono io come i soldati che colpiscono il Signore, Gli sputano addosso, lo insultano, si divertono con l’umiliazione del Signore?

Sono io come il Cireneo che tornava dal lavoro, affaticato, ma ha avuto la buona volontà di aiutare il Signore a portare la croce?

Sono io come quelli che passavano davanti alla Croce e si facevano beffe di Gesù: “Era tanto coraggioso! Scenda dalla croce, a noi crederemo in Lui!”. Farsi beffe di Gesù…

Sono io come quelle donne coraggiose, e come la Mamma di Gesù, che erano lì, soffrivano in silenzio?

Sono io come Giuseppe, il discepolo nascosto, che porta il corpo di Gesù con amore, per dargli sepoltura?

Sono io come le due Marie che rimangono davanti al Sepolcro piangendo, pregando?

Sono io come quei capi che il giorno seguente sono andati da Pilato per dire: “Guarda che questo diceva che sarebbe risuscitato. Che non venga un altro inganno!”, e bloccano la vita, bloccano il sepolcro per difendere la dottrina, perché la vita non venga fuori?

Dov’è il mio cuore? A quale di queste persone io assomiglio? Che questa domanda ci accompagni durante tutta la settimana".

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                         Se vuoi condividere alcuni momenti del solenne rito
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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".